domenica 31 marzo 2013

DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE


Egli doveva resuscitare dai morti


+ Dal Vangelo secondo Giovanni Santi di oggi

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore

Omelia


domenica 24 marzo 2013

DOMENICA DELLE PALME


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

- Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Parola del Signore

Omelia

domenica 17 marzo 2013

PRIMA CONFESSIONE

Ieri per i 17 bambini che a maggio faranno la prima comunione è stata una giornata importante. Riuniti all'Eremo con i parroci e le catechiste hanno partecipato alla piccola cerimonia della confessione.
Accompagnati dal nostro coro uno dopo l'altro, con tanta emozione nel cuore, si sono liberati dei loro piccoli peccati.
La giornata è proseguita con l'animazione del GRUPPO GIOVANI della nostra Parrocchia, ringraziamo quindi Beatrice, Claudia, Giorgia, Laura e Simona per la loro disponibilità, per poi partecipare alla S. Messa, celebrata da Padre Michele, insieme ai genitori, famigliari ecc.
Il tutto non poteva finire con una cena organizzata dagli amici della Confraternita aiutati dalle catechiste.
Un'altra occasione di festeggiare un momento importante per i bambini del catechismo.
Appuntamento quindi il 5 maggio per la PRIMA COMUNIONE.
Vi presentiamo i nostri ragazzi insieme alle loro catechiste Patrizia Marani e Rita Di Vico:


ALESSANDRO CORAGGIO
ALESSIO STEFANI
EDOARDO FIORANI
FEDERICO CARBONETTI
FEDERICO CODA
FRANCESCO CONTI
LAIZA DOS SANTOS
LETIZIA COSTANTINI
LORENZO CORALLINI
LUCREZIA FIORANI
MATTEO CECIARELLI
PAOLO RYZHUK
RENATO RABBAI
ROBERTA MURGIA
SIMONE PANNACCI
THIAGO CERSOSIMO
VALERIO MARANI

V DOMENICA DI QUARESIMA

Gv 8,1-11
Chi dì voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro dì lei

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore


domenica 10 marzo 2013

IV DOMENICA DI QUARESIMA

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

+ Dal Vangelo secondo Luca   Santi di oggi

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore

OMELIA

Dal pentimento nasce l'amore

Finisce la manna, ma non il dono di Dio che passa sempre attraverso la nostra libertà. La libertà, nel camino di fede, costa e chiede di saper non solo accogliere ma trovare il pane. Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Il cammino della Quaresima ci porta a nascere nuovamente ed è la gioia della nascita, che la liturgia celebra nella domenica Laetare. C'è gioia ogniqualvolta si nasce, e tutte le volte che si rinasce. Il figlio se ne va non per paura, per perdersi, ma per attestare la sua libertà e per rinascere. Bisogna lasciare a Dio la libertà di accoglierci e riconciliarci. Bisogna ritornare disarmati dinanzi a Lui per poter permettere alle sue braccia di stringerci. Se si rimane nella casa senza amore, si è lontani dalla casa.

Così si nasce, nel travaglio della lontananza, si rinasce nella nostalgia della casa, si diventa nuova creatura, che torna dai sentieri del prodigo.

domenica 3 marzo 2013

III DOMENICA DI QUARESIMA


Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo.


+ Dal Vangelo secondo Luca   Santi di oggi

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore

OMELIA

Concime e tempo
Abbiamo trascorso una settimana veramente difficile. Un fatto sconcertante, l'ultimo di una lunga serie di insensate brutalità, ha messo a dura prova l'impegno missionario che tentiamo di portare avanti con fedeltà e sofferenza in una terra che vive tra innocenza primordiale e esperienze di assurda violenza.
La foto dell'avvenimento barbarico e inumano accaduto tra noi ha fatto il giro del mondo sollevando proteste da parte delle Nazioni Unite e tante altre organizzazione impegnate per il rispetto dei diritti umani.
Ci siamo profondamente vergognati a vedere una folla di persone, tra cui tanti bambini, assistere compiaciuta all'esecuzione di una giovane donna, accusata da una famiglia il cui bambino di otto anni era morto per una malattia allo stomaco, di aver praticato arte magiche al fine di uccidere il loro figlio.
La donna è stata bruciata viva su un cumulo di immondizie in piena città, imbevuta di petrolio e infilata in una pila di pneumatici usati, dopo essere stata torturata con ferri arroventati per la notte precedente.
La polizia presente alla scena ha detto che era stato impossibile intervenire.
Ancora oggi i responsabili dell'assurda esecuzione, che tutti conoscono e hanno visto eseguire la condanna, sono liberi e certamente nessuno mai li arresterà, c'è un'unanime e tacita accondiscendenza in questi delitti senza senso.
Ci stiamo domandando se la predicazione del Vangelo ha mai inciso nella cultura, nelle tradizioni e negli usi e costumi delle persone a cui siamo stati mandati ad annunciare la compassione di Dio per l'umanità.
Perché persone che si dichiarano "cristiane" continuano a praticare esecuzioni sommarie in nome di credenze che cercano solo di trovare una risposta a ogni situazione che è difficile accettare?
Perché si cerca sempre un colpevole esterno a noi per tutto quello che capita di male nelle nostre vite?
Sono passati ottant'anni anni da quando i primi missionari arrivarono in questa regione della Papua Nuova Guinea e cercarono di comunicare la compassione di Dio per i suoi figli nella vita, nella morte e nella Risurrezione del figlio suo Gesù Cristo.
Tanti missionari hanno incontrato la morte per aver tentato di comunicare la vita. Ancora oggi moltissimi di essi soffrono persecuzione, vengono condannati sommariamente o ridicolizzati se si oppongono a misfatti come quello appena raccontato.
Anche la pioggia di meteoriti che ha colpito la Russia, causando tanta sofferenza, è stata interpretata come un segno voluto da Dio per redarguire e condannare fatti che si sono verificati in quella nazione.
Quando queste cose accadono viene la tentazione di lasciar perdere, di tornarsene a casa, pensando "tanto niente cambia".
Il passaggio del Vangelo di Luca di domenica prossima deve farci riflettere e muovere in un'altra direzione.
Molte volte il non portare frutto non è colpa dell'albero, ma è mancanza di concime e di tempo, di non dedicare la giusta attenzione a coloro che crediamo abbiamo ricevuto tutto quello che è necessario per essere "produttori di bene".

Mi sto domandando se quello che è successo a quella giovane donna non è anche colpa mia.
Devo confessare di aver creduto di aver fatto abbastanza perché l'albero portasse buoni frutti, ho creduto che il mio impegno avesse realizzato il compito affidatomi, che la missione fosse "accomplished".
Mi sono sbagliato! sono caduto nella trappola dell'aver fatto abbastanza.
Nel mondo, il cristiano deve diventare colui che offre, senza mai stancarsi, tempo e opportunità a tutti,
specialmente a coloro che sono irretiti in quelle credenze assurde che il male va combattuto solo con altro male. Che il male si vince solo con un male maggiore. Che compassione e perdono incoraggiano gli operatori del male.
Dobbiamo credere fermamente che il solo metodo per sradicare il male sia il bene della verità. Questo è il metodo di Dio, un metodo abbracciato e portato avanti da uomini e donne che si sono lasciati sedurre dal bene della compassione e ne hanno fatto il mezzo della loro lotta contro il male.
La compassione è il concime da mettere alla radice di ogni persona, il tempo è la medicina che bisogna somministrare senza misura perché tutti abbiano l'opportunità di conoscere la verità e operare il bene.
La scure alla radice dell'albero non è la soluzione al male, è la facile soluzione di un momento difficile del quale non riusciamo a capire la causa e non sappiamo trovare il rimedio.
Gesù ha un altro metodo: lui è diventato il concime e il tempo affinché ogni persona abbia tutte le opportunità per uscire dall'invischiamento del male in cui è facile cadere.
L'avventura cristiana del missionario
non è di trovare delle soluzioni immediate e appariscenti alle crisi della verità e del bene, ma è quella nascosta della fedeltà alla croce offrendo se stesso senza limiti di tempo e sangue perché tutti possano fare esperienza dell'eterna compassione di Dio rivelata nel Figlio suo e offerta nel dono dello Spirito.
Come il contadino, il cristiano deve armarsi di pazienza e misericordia per ogni filo d'erba che si piega al soffio prepotente delle tempeste e che minacciano l'esistenza e lo sviluppo della vita.
La tentazione di lasciare, perché non ne vale la pena, deve trovare il cristiano pronto a mettersi all'ombra della Parola di Dio e affidarsi al suo potere sapendo che nella tentazione siamo al buio, senza forze, nascosti alla luce della verità.
La sola cosa che dobbiamo fare in situazioni come queste è di pregare con le parole di Gesù "non indurci in tentazione, ma liberaci dal male".