domenica 27 aprile 2014

II DOMENICA DI PASQUA


Otto giorni dopo venne Gesù.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore

Omelia

IL SUO APPARIRE PERCHÉ CREDIAMO

Che Gesù sia risuscitato non è sufficiente perché noi possiamo essere entusiasti. Non basta cioè tener presente il solo fatto che Gesù Da morto è tornato in vita. Occorre che noi concepiamo e abbiamo per certo che egli è RISORTO DAI MORTI e che la morte non ha più potere su di lui (1Cor 15, 20). Cristo è infatti fuoriuscito misteriosamente dal sepolcro una volta divelto il masso che lo ostruiva, si è liberato con comodità e padronanza dalle bende e dal sudario che lo tenevano prigioniero ed è apparso ai discepoli nel suo Corpo glorificato, non più soggetto alle precarietà terrene e non più paragonabile a quello che aveva avuto prima della morte di croce. Ciò significa che Cristo ha vinto definitivamente la morte mostrando potere su di essa e che in lui ora sussiste la vita per sempre.
il primo giorno della settimana, lo stesso in cui Maria di Magdala e l'altra Maria erano andate alla sua tomba, compare improvvisamente ai discepoli rinchiusi ermeticamente per paura dei Giudei. Dicevamo che il suo corpo è adesso glorioso e invitto, ragion per cui può fare ingresso nel rifugio senza aprirvi le porte e anzi eludendo ogni forma di ostruzionismo. Comunica la pace e serenità a tutti e conferisce il primo dono dello Spirito Santo: quello per il quale i discepoli avranno potere di rimettere i peccati. Lo Spirito della comunione e della missione sarà effuso il giorno di Pentecoste, dopo l'ascesa di Gesù al Cielo.
Con la presente effusione dello Spirito Gesù qualifica i suoi discepoli come apostoli e ministri della riconciliazione abilitandoli a fare in modo che per mezzo del perdono di Dio, tutti gli uomini abbiano accesso a Dio Padre. E solamente il Risorto poteva farlo, visto che lui stesso nella croce aveva espiato i nostri peccati rendendoci "giusti" davanti a Dio, cioè rendendoci in grado di meritare il suo perdono. Prima ci ha riconciliati con il Padre per mezzo della morte di croce, adesso per mezzo dell'apostolato degli Undici continua riconciliarci sacramentalmente.
Ma lo scopo primario delle apparizioni è quello di risvegliare i discepoli dal torpore dello scetticismo e dell'incredulità. Non appena avevano visto morire Gesù, i suoi avevano infatti creduto che egli fosse un Messia fallito che non avesse portato a compimento la sua missione di "liberare il regno di Israele" ed erano tornati a casa certamente ancora credenti, ma del tutto sconsolati e attoniti. Adesso con le apparizioni finalmente saranno convinti della vera potenza di Dio in Gesù Cristo che consiste nell'amore che si fa spazio nella vessazione e nella croce, che affronta la morte per avene ragione. In virtù delle apparizioni finalmente i discepoli cominceranno a comprendere che il "Figlio dell'uomo doveva patire e soffrire molto, essere riprovato e messo a morte per poi risorgere il terzo giorno" e capiranno il legame indispensabile fra la morte e la resurrezione. Lo capirà anche Tommaso, il quale pretende addirittura segni tangibili per poter credere.
L'errore di Tommaso, assente la sera della prima apparizione di Gesù, è quello di essere refrattario alla testimonianza dei suoi fratelli, che pure non potevano non essere credibili, poiché gli avevano raccontato un evento che certo aveva impresso ulteriormente nella loro vita. Il discepolo incredulo reagisce alle loro parole con l'atteggiamento di ripulsa tipicamente umano, il quale non si accontenta di testimonianze o di racconti, ma si atteggia pedante nelle verifiche e negli accertamenti.
Credere invece è aderire ad un annuncio come dirà Paolo, concedere se stessi al mistero che ci è stato rivelato e che è diventato oggetto di trasmissione e lasciarsi radicalmente trasformare da esso, lasciando che imprima nella nostra vita. Credere è accogliere, non bizantineggiare.
Certamente la fede ha anche le sue ragioni e non è contraria al raziocinio o alla prova della scienza, tuttavia come diceva Pascal "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non comprende."
E così le apparizioni prolungano la verità del sepolcro vuoto e ne fondano la certezza e l'attendibilità dandoci un ulteriore monito all'apertura disinvolta verso un Mistero che sarà sempre atto a qualificare al meglio la nostra vita.




venerdì 25 aprile 2014

PRIMA COMUNIONE

In questi giorni nella nostra Parrocchia i bambini della IV^ elementare si stanno preparando per un momento importante della loro vita la PRIMA COMUNIONE che si terrà domenica 4 maggio. Possa la luce di Gesù guidare, con gioia immensa e serenità infinita, il cammino della vostra vita. 

AUGURI A:

CAMPILI GABRIELE
CARBONETTI SIMONA
CASSI FEDERICA
DE SCALASU ALESSIO
GALLETTI ERICA
MARANI LUCA
MARZIALI ALESSANDRO
MASSINI ALESSANDRO
MIZZONI FEDERICA
MONTIRONI IRENE 
MURGIA SAMUELE
MUSSO ALESSANDRO
NACCI EDOARDO
NIZZOLI LINDA
ONELLI FEDERICO
PAIOLA ANDREA
PALUMBO EMANUELE
PARENTE ELENA
PINNA SIMONE
RABBAI NICOLO’
RICCARDI VITTORIO
SANTINI ELEONORA
TOZZI ALESSANDRO

sabato 19 aprile 2014

DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE


Egli doveva risuscitare dai morti.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni   Santi di oggi

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore


OMELIA

BUONA PASQUA!
Il racconto di Giovanni ci presenta Maria Maddalena mentre si reca al sepolcro quando ancora era buio. Mi chiedo che cosa mai ci andasse a fare Maria di Magdala alla tomba del Signore: forse quello che fa il parente stretto o l'amico intimo di un defunto... una volta passato il trambusto del funerale, quando finalmente i riflettori sono spenti, e tutto è silenzio, lontano da occhi indiscreti e frasi di circostanza, possiamo finalmente vivere qualche istante in santa pace a piangere colui, colei che non è più; accanto alla tomba del defunto, ci sembra di percepire ancora la sua presenza viva, quasi che lui/lei fosse ancora qui con noi... sarebbe un grave errore scoraggiare pratiche religiose come questa! Del resto, la visita al cimitero è una tradizione antica quanto il mondo e manifesta quella sacrosanta opera di misericordia umana e cristiana nota come onorare i morti.
Se, nel caso di Maria Maddalena, aggiungiamo che questa donna nutriva per Gesù un affetto speciale - il Signore stesso lo aveva ricambiato in vita - non ci si stupisce dell'audacia di lei, nello sfidare il coprifuoco notturno e il pericolo tutt'altro che remoto di fare brutti incontri, pur di poter sostare a piangere l'amato del suo cuore, come scrive il Cantico dei Cantici.
Il Vangelo ci presenta Maria di Magdala, sorella di Marta e Lazzaro, come l'icona della vita contemplativa; sappiamo che ogni monaca contemplativa riconosce in Gesù Cristo lo sposo spirituale e nutre per lui vero e proprio affetto sponsale...
Il racconto non ci informa che, una volta visto il sepolcro aperto, la donna vi entrò; tuttavia è implicito nel fatto che raccontò agli Apostoli che il cadavere era stato trafugato.
Naturalmente ci vorrà del tempo per conquistare la fede nella risurrezione di Cristo, tanto alla Maddalena che ai due discepoli accorsi subito dopo. Non intendo dissacrare la poesia del testo che abbiamo appena ascoltato; al contrario, vorrei illuminarlo, perché questa pagina ne riveli il senso più profondo, che va ben oltre la descrizione dei fatti. Qui non si tratta solo della corsa al sepolcro di quella mattina, sebbene le cose siano realmente andate in quel modo; assai più importante per i protagonisti e soprattutto per noi, è il cammino spirituale e intellettuale che parte dall'evento storico, tangibile, della morte in croce, al fatto non più storico e non più tangibile, ancorché altrettanto reale, della risurrezione.
In altre parole, dobbiamo cercare di decifrare la filigrana di quella descrizione... nei gesti compiuti dai protagonisti è iscritta la loro fede, di più, è incarnato il travaglio della loro fede.
Proviamo dunque a esaminare quei gesti, e quelle parole.
Maria Maddalena: come già ho accennato, nel Vangelo, (Maria Maddalena) è il modello della donna innamorata, che sfida addirittura la morte, pur di rimanere fisicamente vicina all'amico e Signore: la via del sentimento la conduce ad una conoscenza di Lui molto particolare, sensitiva più che intellettuale, la conoscenza del cuore, appunto, la conoscenza dell'amore.
Giovanni apostolo: secondo la tradizione, è l'apostolo più giovane del gruppo (dei Dodici), il più vicino al Signore, come ci informa il quarto evangelista, l'apostolo che Gesù amava; sono convinto che in Giovanni, più che il forte sentimento di amicizia, poté l'intelletto. Certo, intelletto e cuore, ragione e sentimento non sono mai separabili, se non a livello puramente teorico: un sentimento autentico, un sentimento maturo è sempre vagliato e mediato dalla ragione. Ne sia prova la apparente esitazione di Giovanni al momento di entrare nel sepolcro di Gesù.
La spiegazione tradizionale, secondo cui Giovanni avrebbe lasciato a Pietro il privilegio di entrare per primo i nome del cosiddetto primato petrino non mi convince... Giovanni sa che lo slancio emotivo non è sempre la condizione migliore per affrontare la realtà; preferisce riflettere un istante, prendere fiato e attivare tutte le facoltà superiori, affinché lo spavento non paralizzi il discernimento razionale dei fatti.
Simon Pietro: lui sì, è il modello dell'uomo impulsivo, dell'uomo emotivo, capace di slanci mirabili e di altrettanto memorabili cadute: Pietro ha il coraggio di confessare che Gesù è il Cristo, il figlio del Dio vivente; ma è anche colui che giurerà per tre volte di non conoscere Gesù. Pietro si lancia dalla barca per raggiungere a nuoto la riva e prostrarsi davanti a Gesù; ma è anche colui che dubita della divinità di Lui e lo sfida a ordinargli di camminare sulle acque.
Le nostre emozioni sono proprio così, mutevoli, ambigue, contraddittorie...
Anche la mattina di Pasqua, Pietro non esita un stante, non riflette, entra di corsa nel sepolcro, e...
Non sappiamo che cosa capì di quella scena... l'evangelista non ce lo dice.
Ci dice invece che Giovanni vide e credette.
Però, comprendere, no!
Nessuno aveva ancora compreso che Gesù doveva risorgere dai morti.
L'evento della resurrezione ci dice la verità non solo sul destino di Gesù, una verità ancora implicita, per lo più, oscura, misteriosa; ma ci dice anche la verità sugli apostoli: non erano, non sono dei superuomini, non hanno dei superpoteri....
Sono persone come noi; o, se vi piace di più, noi siamo esattamente come loro.
Che fosse questa la rivelazione più preziosa per noi, credenti stanchi e indecisi, di tutto il grande mistero della Pasqua? Che noi, come gli apostoli, possiamo vedere e credere anche senza capire?
AUGURI!

L' intelletto può rivelarsi la peggiore prigione dell'uomo...
La fede spalanca le porte di tutte le prigioni!


domenica 13 aprile 2014

DOMENICA DELLE PALME

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Forma breve (27, 11-54):

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

- Sei tu il re dei Giudei?
In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

- Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

- Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

- Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Parola del Signore


OMELIA

L'umiltà del Messia

Mi ricordo di una frase che mi disse, durante l'anno di Noviziato, il mio Direttore Spirituale: "Gian Franco, ricordati che tu non sarai mai come una banconota da 100.000 lire sulla quale tutti quanti si chinano, poveri o ricchi che siano, grandi o piccoli, colti o illetterati. Ci sarà sempre chi ti cercherà continuamente e chi ti snobberà; coloro ai quali tu servirai tanto e ai quali non servirai per niente; coloro che ti apprezzeranno e…….continua a leggere

PADRE GIAN FRANCO SCARPITTA



domenica 6 aprile 2014

VIA CRUCIS




IN QUESTO LINK:

Per chi fosse interessato qui trovate la Via Crucis alla luce della Sindone fatta in Chiesa da padre Michele.




sabato 5 aprile 2014

V DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA


Io sono la risurrezione e la vita.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Parola del Signore.

Omelia


Parole memorabili cui si lega la speranza

Domenica prossima cominceranno i riti pasquali, che culmineranno la domenica successiva, con la celebrazione della risurrezione del Signore, la festa della vita. Le scorse domeniche l'hanno preparata, parlando della vita eterna con gli episodi della samaritana al pozzo e del cieco nato; oggi il discorso si fa più esplicito, col racconto (Giovanni 11) di Gesù che richiama in vita il suo amico.
La risurrezione di Lazzaro è una delle pagine più impressionanti del vangelo. Inaspettatamente, imperiosamente, Gesù comanda di aprire il sepolcro di un uomo morto già da quattro giorni e a gran voce gli ordina "Vieni fuori!": gesti e parole che mettono i brividi, ancor prima di vederne l'esito. Egli manifesta qui tutta la potenza della sua divinità, dopo aver espresso tutta la tenerezza della sua umanità: la morte dell'amico l'aveva commosso sino alle lacrime. E quanta naturalezza, quanta umana verità nel quadro in cui egli si muove: una sorella del morto piange, l'altra si lamenta, vicini e parenti si affollano a consolarle (non rinunciando a qualche critica), sino al particolare crudo del morto che dopo quattro giorni "già manda cattivo odore". Parole e gesti da brivido si collocano in un contesto di normalità, quella inquietante normalità di cui tutti abbiamo dovuto fare esperienza.
Lazzaro esce dal sepolcro, e vivo al punto che qualche giorno dopo il vangelo lo riprende seduto a banchettare con Gesù. Lo strepitoso miracolo può suscitare però un interrogativo: fortunato, Lazzaro, ad avere un amico come quello, capace di riportarlo ai suoi affetti, alla sua vita; ma Gesù non dimostra qui una inaccettabile parzialità? Se era capace di farlo, perché non ha risuscitato anche gli altri morti? Estendendo il discorso: ha guarito il cieco nato di cui abbiamo sentito la scorsa domenica; e gli altri ciechi, perché no? Perché ha risanato soltanto alcuni dei tanti lebbrosi e paralitici e sordomuti eccetera, presenti allora in Israele, per non dire di tutti gli altri, di ogni tempo e paese? Una risposta si trova in quanto accade appena prima della risurrezione di Lazzaro. A Marta che gli esprime il suo rammarico ("Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!"), Gesù risponde con le memorabili parole cui ogni cristiano lega la propria speranza: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno".
Gesù ha compiuto miracoli nel corso della sua vita terrena, certo per compassione verso i colpiti dalla sventura, ma principalmente per mostrare l'inizio di tempi nuovi (il suo Regno, di cui tanto ha parlato), per esemplificare il ben-essere, la felicità di cui, nel suo Regno compiuto (la vita eterna), godranno quanti credono in lui. In coloro che incontrava egli mirava a suscitare la fede; a questo scopo, tra gli altri, si è esplicitamente dichiarato alla samaritana al pozzo e al cieco nato; allo stesso scopo, anche a Marta chiese se credeva nella sua capacità di dare la vita eterna. E la risposta di Marta è il modello di ogni risposta di fede: "Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".
Risuscitando, Lazzaro è stato richiamato di qua ancora per qualche tempo; non sappiamo quanto, ma certo un tempo limitato, rientrando quindi nella norma che assegna un termine alla vita terrena. Ma Gesù può e vuole fare di più: a lui come a tutti gli uomini, nati per la vita e assetati di vita, egli offre quella senza fine, in cui non c'è più posto per lutto e lamento, in cui non ci tormenterà più l'angoscia di dover morire. "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, non morrà in eterno". E Paolo, nella seconda lettura (Romani 8, 8-11), lo ribadisce, prospettando il futuro di chi vive secondo lo Spirito (cioè chi ha fede): "Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali, per mezzo del suo Spirito che abita in voi".



martedì 1 aprile 2014

DOMENICA DELLE PALME

 
DOMENICA 13 Aprile

DOMENICA DELLE PALME

ORE 10.30 PARTENZA DALLA SEDE PARROCCHIALE
CON BREVE PROCESSIONE INTORNO ALLA CHIESA
PER POI ENTRARE TUTTI INSIEME PER LA MESSA.