domenica 28 aprile 2013

V DOMENICA DI PASQUA


Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni e gli altri

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: « Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Parola del Signore


Omelia


Buona domenica e buona settimana! Il messaggio centrale del vangelo odierno è 'l'amore cristiano'. Oggi Gesù prima della sua morte ci trasmette il Suo testamento:" Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri."  E ci spiega Gesù perché dobbiamo amarci tra di noi dicendo: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri".  Amore è la misura di fede cristiana e ' la misura dell'amore è Cristo Signore'. Amore quando è forte e condiviso tra noi è come una calamita, attira le persone a Gesù. Una chiesa dove non si amano i cristiani è priva di vita, la divisione e l'oddio nella comunità di fede sono un disastro. "Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore". (1 Gv. 4,7-16) Giovanni evangelista nelle sue scritti parla molto dell'amore e sottolinea con chiarezza che" Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore… se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi...Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui". Se uno dicesse: io amo Dio, e odiasse il fratello, è un mentitore" (1Gv 4,20) . "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".(Gv.15,9-17)

Il nuovo comandamento "amore di Dio e dell'prossimo" occupa un posto importante nella vita di fede e nella comunità cristiana, perché è solo l'amore uniti alla fede che spinge i fedeli ad impegnarsi nell'attività evangelizzatrice della chiesa. Chi ha mai sperimentato l'amore di Dio non fa altro che testimoniarlo come hanno fatto i discepoli. "Solo con l'esperienza dell'amore cristiano la nostra vita diviene autentica, soltanto amando i nostri fratelli come Cristo ci ha amato e con lo stesso amore del Padre saremo al servizio della verità". (Carlo Sarno)

     La vita cristiana è una vita di amore. La vita dopo la vita ha come suo linguaggio: amore perché in cielo s'ama solo mentre il giudizio finale sarà basato sull'amore, i sette opere di misericordia corporale (vedi Mt. 25,31-46)
   1)              Dar da mangiare agli affamati
   2)              Dar da bere agli assetati
   3)              Vestire gli ignudi
   4)              Alloggiare i pellegrini
   5)              Visitare gli infermi
   6)              Visitare i carcerati
   7)              Seppellire i morti  
FARE AGLI ALTRI QUELLO CHE UNO VORREBBE CHE FOSSE FATTO A SE è la regola d'oro. Una regola che se la ricordiamo sempre ci aiuterà a vivere il messaggio di oggi: amatevi gli uni e gli altri. Questo è il comandamento di Gesù.

Padre Ethel  ethelnwachukwu@yahoo.com


Rimanete nel mio amore http://youtu.be/sCUI5yqZ5Ok

domenica 21 aprile 2013

IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA


Alle mie pecore io do la vita eterna

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore

Omelia


Oggi è la domenica detta 'domenica del buon pastore'. E la chiesa celebra la 50ma Giornata mondiale di preghiere per la vocazione. Siamo invitati quindi a pregare per le vocazioni ma "stiamo attenti!!! Non facciamo l'errore di pensare che questa riguardi soli i sacerdoti," perché sta chiamando tutti gli uomini alla salvezza. Questa bellissima preghiera "donarci tanti e santi sacerdoti, santi ragazzi e ragazze, sante famiglie,"esprime che la chiesa di oggi ha bisogna delle 'guide', preti, anziani, giovani, bambini e famiglie che chiamati da Dio stesso conducano i loro fratelli a Gesù, il Buon Pastore. Il compito non facile di ogni chiamato sia sacerdote o no è di condurre tutti gli uomini alla chiesa.
Il canto al vangelo di oggi che inizia cosi: "Io sono il buon pastore…conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me". Il pastore per eccellenza è Gesù che ha affidato agli uomini la guida della sia chiesa. A Pietro disse Gesù,"pasci le mie pecorelle" e a tutti credenti disse"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato"(Mc. 16,15-20).
In Cristo Risorto popoli diversi e dispersi della terra possono essere uniti in una sola famiglia, in solo corpo e una sola anima perché Egli è il pastore.
Perché l'auto proclamazione di Gesù come buon pastore? Perché non si è auto definito 're del mondo? La risposta è perché è venuto a guadagnarsi i cuori degli uomini per via dell'amore. Nella mentalità e cultura biblica il pastore è colui che si interessa degli altre persone verso le quale ha delle responsabilità. Il re nell'antichità riceva il titolo di pastore ma è solo in Gesù che vediamo il re che dona la sua vita per le sue pecorelle.
Nella parabola delle pecore smarrita in Lc. 15, 4-7 comprendiamo bene cosa vuol dire Gesù Buon Pastore. Qui contempliamo Gesù che lascia le novantanove Pecorelle e va a cercare una pecora smarrita affinché la ritrova e la riporta all'ovile sulle spalle. Egli ha una relazione profonda con il Suo gregge: "le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conoscono ed esse mi seguono". Nell'vangelo di oggi appaiano tre verbi: 
1) Ascoltare.
 2) Conoscere.
 3) Seguire.

Ascoltare: Questo implica, un'adesione gioiosa e una scelta di vita. Qualcuno disse che l’ascolto è l'essenza della nostra religione: " Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. (Deuteronomio cap. 6 , 4-13, 20-25 )

Conoscere: "Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me". Questo verbo risuona quattro volte nel capitolo dell'vangelo di oggi.  Nel senso biblico indica una relazione profonda d'amore di una coppia. È una conoscenza diretta  e personale. Conoscere vuol dire sapere distinguere i falsi dai i veri pastori. "Chi fa il guardiano solo per mestiere, quando vede venire il lupo, lascia le pecore e scappa, perché le pecore non sono sue. Così il lupo le rapisce e le disperde".

Seguire.  Seguire è andare dietro a Gesù, praticare le stesse  sue virtù.





domenica 14 aprile 2013

GREST 2013

Il Grest è una occasione che viene offerta ai bambini: diamo loro la possibilità di vivere da cristiani le vacanze estive e di non sprecarle. Perché i nostri ragazzi e bambini vivano una esperienza di Chiesa che li porti a conoscere e seguire Gesù che non disdegna di giocare e divertirsi con loro.
Cominciamoci a rendere conto che i ragazzi sono i primi annunciatori del Vangelo tra i loro coetanei!                                                                                                           

Il Grest, che letteralmente significa gruppo estivo, è un’attività estiva della durata di circa un mese (noi ne abbiamo fatto solo due fine settimana e come inizio non c’e’ male) che coinvolge, ragazzi dalla III^ elementare alla II^ media, in un’esperienza di gruppo, collaborazione, gioco, sana competizione, preghiera, divertimento, attività artistico-sportive, e chi più ne ha più ne metta, sulla scia di una storia che fa da filo conduttore per l’intera durata e sotto la guida di ragazzi più grandi, solitamente dai 16 anni in su, che decidono di dedicare parte delle loro vacanze ai più piccoli vivendo questa esperienza di volontariato e dono di se, diventando animatori.

III DOMENICA DI PASQUA - ANNO C


Viene Gesù, prende il pane e lo da loro, e così anche il pesce


+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovava insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: « Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Parola del Signore.



Omelia

L'esperienza degli apostoli con il Signore Risorto è al centro del messaggio di oggi.
Nella prima lettura i discepoli dopo l'incontro con Gesù Risorto rafforzati nella fede e speranza annunziarono la buona novella senza timore a Gerusalemme. Erano stati già proibiti di parlare nel nome di Gesù ma non dissero i discepoli al sommo sacerdote,"bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini". Siamo all'inizio degli annuncio cristiano e il loro messaggio è il cuore del messaggio cristiano,"il Dio…ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo sulla croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore…". Questo è la verità cristiana: la morte e risurrezione di Cristo. La fede cristiana se è vera ammette questa verità fondante perché "non c'è amore più grande di chi da la vita" (Gv 15,12-13). Negare questa Verità è negare Cristo. Dare la vita, un messaggio che contrasta radicalmente con la visione del mondo oggi dominante: prendere, ricevere, guadagnare per sé, arrivare per primi, arricchirsi anche a scapito degli altri, competere..."
Gli apostoli per avere obbedito e osservato gli insegnamento di Gesù "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato," (Mc 16,15-20) hanno sofferto molto. Non c'è una rosa senza spina!!! Niente testimonianza evangelica senza croce. La chiesa di ogni tempo subisce una sorte di martirio. Gesù aveva promesso una ricompensa a chi Lo testimonia dicendo "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli"(Mt. 5,3-12). E' bello notare la gioia degli apostoli che dopo "essere flagellati e ordinati di non parlare mai più nel nome di Gesù si sentirono giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù". Dall'esperienza dei primi cristiani noi della parrocchia possiamo capire che la sofferenza per causa del vangelo non è una novità.
L'evangelo ci presenta la figura dell' apostolo Tommaso che non accetta la testimonianza degli altri discepoli  perché deve vedere e toccare per credere alla risurrezione di Cristo. la fede disse qualcuno "non ha bisogno di segni… Gesù lo “rimprovera” : "beati quelli che non hanno visto e hanno creduto". E commosso Tommaso fa una delle professioni più profonda del vangelo "mio Signore e mio Dio". Che né pensi di Tommaso? Non è solo colui che mette in dubbio la testimonianza degli altri né colui che si nasconda dalla comunità, è l'esempio anche di chi ama Gesù. Quando Gesù voleva tornare a Betania " i discepoli gli dissero: Rabbì, poco fa i giudei cercavano di lapidati e tu ci vai di nuovo? Allora Tommaso disse ai discepoli: Andiamo a morire con Lui"( Gv. 11,8)
L'evangelo ci ricorda quanto vacilla la nostra fede in Dio. I pescatori di Galilea delusi per la morta di Gesù tornarono al loro prima mestieri e solo il miracolo della pesca miracolosa fatta perché erano obbediente alla parola di Gesù, "gettate le rete dalla parte destra della barca e troverete".

Padre Ethel      

sabato 6 aprile 2013

II DOMENICA DI PASQUA DETTA ANCHE DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA


Egli doveva risuscitare dai morti

+ Dal Vangelo secondo Giovanni    Santi di oggi

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore



OMELIA DI QUESTA DOMENICA

In questa domenica risuona ancora l'annuncio della resurrezione del Signore Gesù Cristo. E' da sottolineare anche l'incredulità non solo di Tommaso ma anche degli altri che non si sono ricordate degli insegnamenti di Gesù come i due discepoli di Emmaus: "Il Figlio dell'uomo - dice Gesù ai suoi discepoli - deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno". E alla mancanza di fede di Tommaso Gesù pronuncia una nuova beatitudine "beati quelli che non hanno visto e hanno creduto". Maria madre di Gesù è un modello di coloro che hanno creduto nell'adempimento della parola di Dio. San Giacomo nella sua lettera capitolo1,22-25 dice "Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla."

La liturgia della parola di oggi ci presenta l'immagine della comunità primitiva che è modello della parrocchia, una comunità che vive la legge di amore come ci descrive bene queste parole degli Atti degli Apostoli:" Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone …", "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti avevano un cuore solo e un'anima sola". Ecco l'immagine della prima comunità cristiana. Colpisce per la sua armonia perfetta. Per noi oggi giudicheremo questo stare insieme irraggiungibile ma questo stare insieme è uno dei frutti dell'esperienze personali e comunitaria con il Risorto. Perché alla morte di Gesù erano dispersi i discepoli e dopo la resurrezione si sono riuniti insieme. Questa unita per cui Gesù ha pregato "tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato." . Se la nostra comunità parrocchiale e i singoli parrocchiani non fanno l'incontro viva con la persona del Gesù crocifisso e Risorto, allora giudicheremo questa comunità troppa bella e non l' assomiglieremo  mai. L'esperienza del Risorto aumenta la fede e dona ai fedeli la grazia, il coraggio e la capacità di testimonianza.

L'evangelo mette in risalto il grande avvenimento della resurrezione di Gesù. Chiusi nel cenacolo per paura degli Ebrei e la grande delusione causata dalla morte di Gesù, Gesù si manifestò in mezzo ai suoi donandogli :
° La pace. Ben 3 volte in un'apparizione.
° Lo Santo Spirito. soffiò su di loro come nella creazione dell'uomo.
° Dona alla Sua chiesa il potere di rimettere i peccati. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati.
Questi sono i tre doni del Risorto ai Suoi.

Oggi è la domenica della Divina Misericordia.  Nel 1913 Gesù parla a Suora Faustina dicendo: desidero che vi sia una festa della misericordia". E Gesù spiegò a lei il motivo per cui vuole che ci sia questa festa cosi "le anime periscono, nonostante la mia dolorosa passione… se non adoreranno la mia misericordia, periranno per sempre".

La grandezza di questa festa è dimostrata dalla promessa di Gesù:
° In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene.
° Gesù disse a Santa Faustina che "riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia … in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine.