domenica 26 gennaio 2014

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Mt 4,12-23

Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia


+ Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore.

Omelia

Gesù oggi ci presenta i temi della Luce, della conversione e della chiamata,
“Convertitevi e credete al vangelo” ( Mc 1,15) questo è il primo annuncio di Gesù. Oggi riprende l'annuncio della conversione predicando “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
La conversione che annuncia Gesù è un cammino di tutta la vita. Mi piace parlare della conversione quotidiana perché il cristiano è chiamato alla perfezione che non si realizza un giorno, o dopo la cresima o dopo il matrimonio ma con l'impegno di ogni giorno della vita e con l'aiuto della grazia. La conversione è un cambiamento di vita e del modo di agire. La conversione vuol dire riconoscersi peccatore, mettere Dio al primo posto, ritornare sulla via retta. Qui si ricorda la parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio a pregare. Il pubblicano all'ultimo banco del tempio ricordando i suoi peccati batteva il suo petto e si vergognava di alzare il capo al cielo pregando cosi “O Dio, abbi pietà di me peccatore”, e Gesù disse, questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato. Il suo atteggiamento è quello di, chi si pente e si salva. Mentre il fariseo s’inganna da solo con la pretesa di essere già salvato senza merito va davanti all'altare giustificandosi e condannando il pubblicano.(Lc 18,9-14)
La salvezza riferisce alla grazia di Dio che libera il suo popolo dal peccato e dalle sue conseguenze temporali ed eterne, ed è opera di Dio. La salvezza portata da Cristo libera l’ uomo dal male assoluto che è la morte eterna. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7:21). Con queste ultime parole  Gesù esprime chiaramente la necessità dell’impegno umano nell’opera di salvezza perché per salvarsi l'uomo non deve essere passivo ma attivo. Ecco cosa vuol dire “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno,” disse Gesù.
Gesù oggi chiama i primi suoi discepoli. “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi…” (Is 52,7). Ogni chiamata è un dono. Dio non chiama i santi ma i peccatori come evidenzia la sacra scrittura per salvarli. Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamata da Dio"(Ebrei 5,4). Ogni chiamata richiede la giusta obbedienza di fede e di fedeltà. "Il discepolo non ha diritto di porre condizione e di fissare i tempi per la realizzazione della chiamata. Non c'è risposta alla chiamata in chi fissa presupposti, fa calcoli, detta condizioni".
Gesù ancora chiama tutti gli uomini alla salvezza ma quanti sentono la Sua voce? Quante persone danno una risposta dovuta alla vocazione cristiana? Si sente dire oggi non ci vado più in chiesa, non ci credo più in Dio perché ha tolto la  vita di mio figlio o di mia moglie? Il male, i dispiaceri, gli ostacoli della vita oscura la mente umana e non aiuta l'uomo a dare risposta alla sua vocazione.
Colpisce la risposta di questi primi apostoli: “ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono... ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono”. La radicalità della scelta loro di seguire Gesù potrebbe essere visto come eccessivo oggi. Dio aspetta anche da noi una radicalità dei primi apostoli che hanno lasciato tutto. Essere discepolo fino a spogliarsi delle cose mondane oggi non è facile. La comodità della casa: il televisore, il video, il telefono, il telegiornale possono essere motivi per non dire si alla chiamata di Dio che nell'intimo del cuore ispira ad andare alla santa messa domenicale. L'amore e attaccamento alla propria famiglia, ai genitori, figli, moglie, marito, fidanzato, ci può bloccare e impedire a rispondere alla voce divina.



domenica 19 gennaio 2014

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gv 1,29-34

Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni    Santi di oggi

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore

Omelia

L'universalità della salvezza è al centro della liturgia della parola di oggi: “Io ti renderò luce delle nazioni, perchè porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”.
(Prima lettura).
L'apostolo Paolo è chiaro sull'universalità della salvezza quando scrisse "Dio nostro salvatore vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1 Timoteo 2,3-4). Come si legge nel libro del profeta Ezechiele: « Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? » (18,23). Per questo egli offre con insistenza la sua grazia, che è come una mano sicura che strappa dalla palude del peccato l’uomo, suo capolavoro (Famiglia Cristiana, 11 agosto 2011) Dio ha in mente la salvezza di tutta l'umanità, Paolo nel brano già citato è chiaro anche perchè scrive a Timoteo  di sangue misto - padre greco e madre ebrea.  
Anche il principe degli Apostoli Pietro testimonia la volontà di Dio di salvare tutti quando disse “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga...E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome” (Atti 10,34-49).
La salvezza è un dono della grazia di Dio che chiede anche la collaborazione dell'uomo, “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20). La chiesa quindi ha l'ordine dal Suo Signore di portare tutti a salvezza. In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo «strumento della redenzione di tutti », genere umano nell’unico popolo di Dio, la sua riunione nell’unico corpo di Cristo, la sua edificazione nell’unico tempio dello Spirito Santo » (CCC 776).
Nel vangelo ci riporta la seconda testimonianza che Giovanni Battista ha reso a Gesu: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo". Lo toglie perché lo prende su di sé, sulle proprie spalle, e lo fa morire nella propria morte. Se oggi non ci rallegriamo per questo lieto annuncio è perché non abbiamo nessuna idea di cosa sia il peccato, e anche se frequentiamo la Chiesa abbiamo una conoscenza molto riduttiva di esso: pensiamo che sia una cosa buona, ma che ci è proibita.” (De civitate Dei, 14,28). L'espressione "ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo" diventa chiara se confrontato con il servo sofferente del Signore (Is 52,13-53,12) l'agnello condotto al macello in riscatto del peccato di tutti.  L'espressione Agnello di Dio evoca in mente l'agnello pasquale del libro di Esodo (12,1-28).



sabato 11 gennaio 2014

BATTESIMO DEL SIGNORE


Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.

+ Dal Vangelo secondo Matteo  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore

Omelia

La solennità del battesimo del Signore chiude il tempo liturgico di Natale e siamo già nel TEMPO ORDINARIO. Nella festa di oggi vediamo la continuazione della manifestazione del Signore Gesù all'uomo. Gesù per indicare all'uomo la via che conduce alla vita eterna va da Giovanni Battista per farsi battezzare da lui ed ecco Lo Spirito Santo che Lo rivela come messia e agnello del nostro riscatto a Giovanni Battista nelle acque del Giordano. Era già stato rivelato a Battista che colui su cui scende Lo Spirito del Signore in forma di colomba è “Colui che deve venire” il Cristo, e la voce dal cielo: « Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento » è quella del Padre che manifesta il Figlio a tutti noi. Sorgono alcune domande nella celebrazione della festa del battesimo del Signore Gesù: cosa è battesimo? Perché siamo stati battezzati? Perché il battesimo di Gesù? Queste domande nell'occasione del battesimo di Gesù ci fanno riflettere sul nostro battesimo.
La parola battezzare (“baptizein" in greco) significa "tuffare", "immergere", siamo per mezzo dell'acqua del battesimo immersi nella morte e risurrezione di Cristo. "Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova"(siamo rigenerati) (Rm 6,3-4)"rivestiti di Cristo"(Gal 3,27) veniamo liberati dal potere delle tenebre, riceviamo lo Spirito di Adozione a figli. San Paolo usa l'immagine del vestito per spiegare cioè che succede nel battesimo: “quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.”(Gal 3,27-26) Appena conferito il battesimo, diventiamo figli di Dio. ”A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.”(Gv 1,12-13) e membri della Santa Chiesa e come tali siamo chiamati ad essere santi. Vengono cancellati, nel battezzare, tutti i peccati compresi il peccato originale, quelli mortali e veniali ecco perché  si parla del lavacro battesimale che ci purifica e ci ridona quella grazia originaria perduta a causa di peccato. Diventiamo con battesimo un esercito, milizie di Cristo. Dopo battesimo diventiamo una cosa sola con Cristo e con Paolo possiamo gridare con certezza: “non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.”(Gal 2,20)

Alla domanda perché il battesimo di Gesù? Dico che è stato battezzato Gesù non per purificarsi dal peccato perché è innocente ma per associarsi con noi, per purificare le acque del battesimo e per conferirla la potenza purificatrice che rende puri quanti, lo ricevono. Signore Gesù dopo il Suo battesimo e tentazione nel deserto ha cominciato il Suo programma di vita pubblica cioè ministero. Il battesimo di Gesù rappresenta la Sua investitura ufficiale come Messia, l'inizio del Suo ministero pubblico. Il battesimo cristiano come quello di Gesù è un programma di vita: se siamo diventati membri del corpo mistico di Gesù che è la Chiesa, allora dobbiamo comportarci da figli della Chiesa che nostra madre. I figli che sono membri della Chiesa si contraddistinguono dalla loro vita centrata sui sacramenti (vita sacramentaria) preghiera quotidiana, amore fraterno, testimonianza del vangelo non solo nella Chiesa ma anche nella famiglia, luogo di lavoro...

Nel battesimo accadono i seguenti:
  1. La rinascita a vita nuova: siamo rinati di nuovo dall'acqua e dallo Spirito. A Nicodemo Disse Gesù :«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? ». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito.
  2. L'iniziazione: con battesimo siamo iniziati a titolo pieno nella Chiesa, comunità dei figli di Dio nel mondo. Siam incorporate a Cristo e abbiamo accesso all'Eucaristia.
  3. La consacrazione: siamo consacrati e dedicati a Dio. Siamo esclusivamente di Dio e abilitati dallo Spirito Santo a proclamare le grandi opere e meraviglie di Dio al mondo.

Affermava il cardinal Ballestrero, arcivescovo di Torino, nel Sinodo sulla Vocazione e missione dei laici nella Chiesa': "Punto di partenza per tutti, laici e ministri, è il Battesimo, fonte inesauribile che crea nuovi figli di Dio, nuovi fratelli di Cristo, nuove creature. Con il Battesimo e dal Battesimo nasce e si sviluppa la varietà delle vocazioni, dei ministeri e dei carismi al servizio del Regno di Dio. Dal Battesimo fruiscono le ricchezze mirabili della Chiesa".( mons. Antonio Riboldi)

L'occasione della festività della solennità del battesimo del Signore ci aiuti a riflettere ed a capire l'importanza del nostro battesimo. La mia preghiera è che i genitori, madrine e padrini riscoprano il valore, la bellezza del sacramento del battesimo.



lunedì 6 gennaio 2014

LA SOLENNITA DELL` EPIFANIA DEL SIGNORE

+ Dal Vangelo secondo Matteo   EPIFANIA DEL SIGNORE

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: « Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo ». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Parola del Signore

Omelia

La liturgia di oggi celebra una grande festa, l’epifania del Signore. La parola Epifania di origine greca, che significa “manifestazione”, spiega la festa di oggi. Dio si è manifestato a tutti i popoli, allora celebriamo nella liturgia di oggi è la chiamata di tutti i popoli alla fede in un unico e vero Dio che si è fatto uomo per la nostra salvezza. I re magi rappresentano popoli di ogni razza, nazione, lingua e paese. Perché Dio si è manifestato a noi/all' umanità? L’apostolo Paolo disse che è perché “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio e sono giustificati gratuitamente per la grazia mediante la redenzione che è in Cristo”.(Rm 3,23-24) La manifestazione di Dio nella nostra condizione umana fuorché nel peccato è per ridarci la grazia originaria perduta. Il Figlio di Dio si è fatto povero come noi per farci ricchi come Lui. Il segno profetico della Sua venuta, diceva un predicatore, sono i tre re magi provenienti dai paesi orientali lontani che vedono apparire nel cielo una stella straordinaria e seguono la Sua Luce che li portò a Gerusalemme.
Il vangelo proclamato oggi ci presenta due figure ben diverse tra di loro: il re Erode, che non vide la stella ma molto turbato dall'annuncio di Gesù e i re magi. I re magi ci hanno dato l’esempio di una fede viva, pronta e coraggiosa. Per i Persiani e Medi, questi personaggi vengono da una casta sacerdotale, la storia dice che sono re mentre Matteo Evangelista narra che sono orientali, non si sa le nazionalità loro. Erano guidati nella loro ricerca del Bambino Gesù da una stella brillante. Ci troviamo di fronte ad una vera teofania. In questa teofania due luci li conducono a Gesù: una luce esterna, cioè la stella che appare e sparisce ogni tanto, una luce interna, cioè la fede viva che gli ispirava e li faceva capire il significato della stella.
Queste sono due luci che conducono i ricercatori di Dio che vedono segni tangibili e con gli occhi di fede e comprendono il mistero di Dio che si rivela. Chi sa quante altre persone hanno visto la Sua stella e non hanno saputo interpretare questo segno del tempo e non l’hanno seguito. Possiamo chiederci, perché tanti non vedono e non trovano Dio? Perché alcuni restano indifferenti? Per arrivare a Gesù bisogna contemplare la Sua stella cioè la rivelazione, la storia, la Chiesa. Arrivati in Giudea; scompare la stella di Dio forse per provare la fede e la pazienza dei magi ma non si scoraggiano anzi chiedono l’informazione precisa per saperne del luogo dove è nato il Re dei Giudei. Per vedere Dio oggi l'uomo deve come i magi cercarlo. Dové il re dei Giudei? Domandarono i magi. Essi L'hanno cercato e Lo trovarono. Non si può dire che non c’è Dio senza fare una ricerca di Lui. Infatti; Dio si fa trovare, vedere e adorare da chi Lo cerca.

I tre doni offerti al Bambino Gesù sono significativi:

ORO: un’ omaggio alla regalità di Cristo.
INCENSO significa che hanno riconosciuto il sacerdozio e divinità di Cristo.
MIRRA che è una prova dell’umanità di Cristo.

Questi doni sono le ricchezze e i profumi tradizionali dell’Arabia, doni molto ricchi che i re si scambiavano tra loro” . E bello il fatto che i magi sono andati da Gesù con tanti doni, ma è più interessante il fatto che Gesù non li lascia a mani vuote, gli ha parlato avvertendoli in sogno di non tornare da Erode, li dato certo la fede e la salvezza.




domenica 5 gennaio 2014

II DOMENICA DOPO NATALE


Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni   Santi di oggi

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue né da volere di carne
né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me
è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

Omelia

Anche oggi la liturgia continua a presentarci il Verbo di Dio fatto uomo. Il vangelo di questa domenica è cosi forte nell' intensità della testimonianza di Giovanni Battista, questo racconto da parte dell’ Evangelista Giovanni non e un racconto storico perché l’Evangelista stesso è viva testimonianza di verità dell’incarnazione, “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre” (Vangelo). Giovanni colui che Gesù amava riposava sul petto di Gesù durante l'ultima cena e si può applicare a lui queste parole di Luca E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. Ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome.( 10,39-43)
“E a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati(Vangelo). “Credere è diventato più difficile, poiché il mondo in cui ci troviamo è fatto completamente da noi stessi e in esso Dio, per cosi dire, non compare più direttamente” ( Papa Benedetto XVI ). Credere è accettare la testimonianza di coloro che sono vissuti insieme con Gesù, i quali l’hanno veduto, toccato, udito e perciò lo hanno trasmesso (cf. 1Gv 1,1-3) Credere vuol dire accogliere Gesù e la Sua opera di salvezza sulla croce. Qualcuno disse cheCredere in Cristo vuol dire confidare in lui, affidarsi completamente a lui per ogni cosa, avere fiducia anche quando le circostanze sono avverse.A un sondaggio Censis del 2002, il 65% degli italiani ha detto di credere in Gesù. Se fosse vero, non ci sarebbe un disperato bisogno di evangelizzare  e la chiesa non parlerebbe dell'evangelizzazione e del nuova evangelizzazione.
La testimonianza di Battista ci viene presentata per sottolineare l'umanità di Gesù e la Sua missione di Luce venuto nel mondo per illuminare le tenebre. La figura del Battista ci invita all’umiltà e di eliminare nella nostra vita cristiana l'invidia e la gelosia. Di Gesù diceva il Battista <<dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché era prima di me, io non lo conoscevo, perciò sono venuto a battezzare con acqua, affinché egli fosse manifestato in Israele>>.( Gv 1,31) “viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali ”( Lc 3,15-16.21-22) il Battista aveva capito bene la logica del regno di Dio, <<se...non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli>>.( Mt 18,4)
Come un bambino,, il Battista non era invidioso di Gesù, apparire in scena e diventare più famoso di lui, anche se è stato lui ad iniziare il movimento del regno di Dio, si era considerato solo come servo inutile: colui che prepara la via del Signore. <<Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. >>(Lc 17,10)
Quanti cristiani si sentono servi utili e importanti? Quanti cristiani si gonfiano di testa che chi sono o cosa fanno per la chiesa? Quanti litigano con altri perché non vogliono perdere il ruolo importante che occupano? Eppure ci ha mostrato il Battista che Gesù è l'unico importante!