domenica 25 novembre 2012

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Tu lo dici: io sono re

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  Santi di oggi

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Parola del Signore

Riflessione

LA SOLENNITA' DEL CRISTO RE DELL'UNIVERSO

Questa XXXIV Domenica, l'ultima domenica del tempo ordinario chiude l'anno liturgico. E la chiesa ci invita a riflettere su Gesù Re della Eterna Gloria e su regno da Lui instaurato. Il popolo di Dio già nell' antico testamento aspettava perchè si compie la promessa di Dio “Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli”.(Salmo 89) Tutta la storia dell' antico testamento infatti testimonia la fede nel Re che viene a salvare il Suo popolo ed aspettavano un re glorioso e potente. Ecco perchè quando è venuto il Re della Gloria nell'umiltà e povertà umana non Lo hanno riconosciuto come tale. Noi oggi come loro, nel pensare del regno ci viene in mente il potere fisico, la gloria e la ricchezza. Chi ha gli occhi della fede riconosce Il Re del mondo e il Suo regno già sulla terra. I magi dall'oriente si domandavano “dove è il Re dei Giudei che nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adoralo”.(Mt 2,2) Pure il buon ladrone appesi sulla croce ha visto la maestà di Gesù appesi sulla croce e lo disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».(Lc 23,42-43)
“Il dialogo tra Gesù e Pilato è trasparente e sottile. Dice Pilato: dunque tu sei il “Re dei Giudei”, che ha carattere politico, e non dice “Re d'Israele” che ha carattere religioso”(Don Cesti Giovanni). Si ricorda che re Erode che ha ucciso i bambini innocenti cercava di uccidere il Bambino Gesù perchè pensava come gli altri che il regno di Gesù forse di questo mondo. Ha compiuto la strage degli innocenti per eliminare Gesù per paura che lo toglie il suo regno. Anche alcuni dei seguaci di Gesù avevano ancora il concetto popolare del loro tempo, un esempio tipo si vede nella richiesta del madre dei figli di Zebedeo che chiede Gesù: fa che i miei figli siedono uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nel tuo regno. Il pensiero comune nell'epoca della dominazione/occupazione straniera era che il re che viene sarà un combattente potente, che scende dalle nubi per liberare gli Ebrei dall' oppressione, dalla schiavitù, dall' esilio babilonese e dalla dominazione romana.
Ecco tanti immagini del Re sbagliati che rimane ancora fino ad oggi. Tanti si domandano: si Dio è forte e potente perchè c'è il male? Perchè non elimina la fame, la guerra, gli ingiustizia ecc. Se è vero che regna Gesù è debole, dicono. Alla domanda di Pilota “Sei tu il re dei Giudei?” ,Gesù rispose: “io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. E interessante sentire Gesù dire “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Il Suo regno è il regno di giustizia, di verità, di amore e di pace. Gesù ci evidenzia di che tipo è la Sua regalità nella Sua reazione dopo la richiesta della madre dei figli di Zebedeo, “voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.(Mt 20,25-28)
Jesus Nazarenus Rex Judeorum (Gesù Nazareno Re dei Giudei) vuole regnare nel cuore puro e aperto a Lui. Vuole regnare nella Chiesa, nella famiglia, nella società. Regna gia dove c'è l'amore, la verità, la giustizia e la pace. Chi regna nel tuo cuore, nella tua famiglia, nel tuo lavoro? Comincia a regnare nel momento in cui Lo diamo il primo posto nella nostra vita. Regna nel cuore pentito. Un predicatore diceva che la crisi economica, morale, sociale e religiosa d'oggi è dovuta al fatto che l'umanità non ha lasciato Gesù regnare nelle sfere economica, morale, sociale e religiosa della vita umana. “Il regno di Cristo è regno di verità, di grazia, di giustizia, di misericordia. È regno, nel quale ci si inserisce con adesione libera e personale, e noi dobbiamo lasciare che Cristo regni sempre nella nostra vita; dobbiamo aprire a lui con gioia la porta del nostro spirito, farlo entrare nella nostra vita, accogliendo la sua parola e rispondendo ad essa con la fedeltà quotidiana ai nostri impegni, con una impostazione di vita, che poggi su scelte operative coerenti con la fede”.(OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II Palermo, 21 novembre 1982)
Tutta la bibbia è piena della fede nel regno di pace che viene. Il profeta Daniele ha visto nelle visioni notturne, uno simile a un figlio d’uomo venire con le nubi del cielo. Gli furono dati potere, gloria e regno i popoli, nazioni e lingue lo servivano e il suo regno non sarà mai distrutto. ( prima lettura) Gesù stesso ci insegna a pregare al Padre celeste “venga il tuo regno”. Nel credo noi professiamo che Gesù “ è salito al Cielo e siede alle destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine”.Dobbiamo alimentare quotidianamente questa beata speranza professato nel credo lo vedremo come Egli è. Egli è Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.(Ap 1,5-8)

domenica 18 novembre 2012

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti

+ Dal Vangelo secondo Marco  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Parola del Signore


Riflessione
  
Siamo quasi alla fine dell'anno liturgico che si terminerà con la solennità di Cristo Re dell' universo. E giustamente la liturgia della parola odierna è escatologica cioè parla degli ultimi destini dell'uomo, del mondo e della seconda venuta di Gesù alla fine del tempo per concludere la storia. Quindi siamo invitati a pensare e a professare la ferma speranza e la certezza che abbiamo in Cristo nella vita dopo la vita nella resurrezione dei giusti.
Con un linguaggio simbolico il profeta Daniele ci ricorda della certezza che la fede cristiana ci ispira nella resurrezione e ci avvisa che il tempo che conduce alla seconda venuta del Salvatore Gesù Cristo sarà un tempo di angoscia che il mondo non ha mai visto. E dice il profeta che sarà un tempo di salvezza. Gesù ci domanda "quando verrà il Figlio dell'uomo troverà la fede sulla terra?" Questa domanda è importante perché è la fede in Cristo che ci salva, per fede siamo giustificati. Questa fede che salva non è 'fai da te, non è la fede a modo mio o a modo tuo o al modo dell' opinione pubblica e del mondo ma la fede che professa la chiesa di Dio.
Gesù ci nel vangelo di oggi ci dà la visione della fine del mondo: qualcuno mi dice che è terrificante questa descrizione vera ed escatologica. "Sarà un tempo di angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni... il sole si oscurerà, la luna non darà più luce, le stelle cadranno dal cielo, le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte". Gesù ci preannuncia la fine del mondo non per cattiveria, non per spaventarci, ma perchè non ci impegniamo a sprecare più tempo nelle cose inutili e per aiutarci a preparare bene la Sua seconda venuta nella storia.
Il Santo Padre dice che "queste parole potrebbero creare nel cuore tanta tristezza a causa della catastrofe che toccherà l'intero cosmo. Accostiamoci, però, a questa realtà con un profondo senso biblico. Gesù ci dice che "il cielo e la terra passeranno", cioè "tutto il creato è segnato dalla finitudine; non c'è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta...(Benedetto XVI, angelus 15/11/2009).
Nessuno lo sa il giorno e l'ora che apparirà il Figlio dell' Uomo!!! Non seguiteli quando vi diranno" eccolo qui o eccola qua" dice Gesù nel vangelo di Matteo. Da ribadire è il fatto che la vita e fede cristiana richiede la perseveranza. "con la vostra perseveranza salverete la vostra vita". La perseveranza e l'attesa amorosa e fiduciosa devono dunque caratterizzare la nostra vita e fede cristiana, perchè per quanto riguarda il giorno o l'ora della seconda venuta, nessuno lo sa , "nè gli angeli nel cielo nè il Figlio, eccetto il Padre" . Allora attenzione alle sette che con profezia falsa o con il calcolo matematico fissano il giorno del Figlio di Dio. Questi sono falsi profeti di cui parla S. Giovanni nella sua prima lettera.
"Noi, infatti, seconda la Sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali  abita la giustizia".( 2 Pt 3,13) Non dobbiamo rattristarci ma rallegriamoci per le promesse di Gesù,'nella casa del Padre Mio vi sono molti posti, io vado a prepararvi
un posto, ritornerò a prendervi perchè dove sono io, là ci sarete anche voi'.
E la Regina della Pace in attesa del Signore ci dice"pregate e preparate i vostri cuori per la venuta del Re della Pace"." Cari figli! Oggi v' invito di nuovo alla preghiera affinché vi prepariate alla venuta di Gesù, con la preghiera, il digiuno ed i piccoli sacrifici..."


domenica 11 novembre 2012

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Mc 12,38-44        

Questa vedova nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva

+ Dal Vangelo secondo Marco  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore.


Riflessione

Questa domenica la liturgia della parola ci presenta per la nostra meditazione lo stato di vedovanza sia nella prima lettura sia nel vangelo. Lo stato di vedovanza è nella mentalità biblica uno stato privilegiato negli occhi di Dio. Le vedove hanno avuto un bel rapporto con Dio e spesso nella bibbia. Hanno spesso fede ricca e tanto amore per Dio e per il prossimo. “Il Signore protegge … l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi”(Sal 146,9). “Nella Bibbia si parla spesso della vedova e delle premure di Dio nei suoi confronti. L’Antico Testamento ci fa conoscere figure concrete di vedove, la cui stessa vita manifesta alcuni valori e problemi della vedovanza. E’ il caso di Tamar, vedova di Onan, che ritorna alla casa del padre (Gen. 38), della vedova di Tekòa (2 Sam. 14); di Noemi, moglie di Elimelec e suocera di Rut, la moabita (Rut, 1, 1 ss.); della stessa Rut che invitata dalla suocera a, risposarsi per obbedienza sposa Booz e diviene antenata di Davide da cui nascerà il Messia (Rut 3,1ss.). La vedova di Zarepta che, in occasione della grande siccità (1 Re 17,10-16), incontra il profeta Elia e mostra grandi, doti in quella generosità e fiducia della vedova, generosità e fiducia che saranno in seguito premiate con il miracolo della risurrezione del figlio morto (1Re 17,17-24). La vedova Giuditta (Giud. 8,2-8) vissuta in castità può essere messa a confronto con la figura di Anna la profetessa, che compare agli inizi della vita di Gesù (Lc 2,36-38) Anna viene elogiata come vedova santa, perché rimasta vedova molto giovane dell’unico marito, tenne fede al proposito di continenza vedovile perseverando nella preghiera giorno e notte servendo Dio nel tempio. Ella ricevette la grazia di riconoscere il Messia, grazia che diventa per lei una missione: quella di annunciarlo a coloro che lo attendono. Come nel caso di Giuditta il servizio a Dio si fa servizio ai fratelli.”
Il brano evangelico di questa domenica porta verso la fine l'attività pubblica di Gesù ed è il suo ultimo insegnamento in pubblico prima della sua Santa passione e morte in croce. Gesù si trova nel tempio insieme ai suoi seguaci e si mette a osservare il secreto dei cuori dei fedeli che offrivano le loro offerte. “Infatti, l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore”(1 sam 16;7) ecco perché prende con i rappresentanti ufficiali della legge, gli scribi, per la loro superbia, avidità e la voglia di apparire. E Gesù li condanna chiamandoli ipocriti!!! La loro religiosità e l'offerta sono soltanto una manifestazione esteriore, una apparire. Dalla critica degli scribi, Gesù passa a lodare la generosità segreta e la fede della vedova che ha dato soli 2 spiccioli. Perché ha lodato la vedova? Nel tempo di Gesù, le offerte erano destinate per il sostenimento dei sacerdoti, l'aiuto ai poveri e per mantenimento del tempio. Questa povera vedova sapeva l'importanza dell'offerta, e dona con un grande sacrificio, tanto amore e una fede viva e solida come una roccia. Oggi è di moda dire che la chiesa è ricca e di conseguenza si dona niente o poco alla chiesa. Quelli che spesso parlano della ricchezza della chiesa sono le persone che non danno quasi mai niente alla chiesa, perché sono all'ignoranza dell' attività caritativa della chiesa, dei suoi tanti bisogni e non sanno che ogni credente è chiamato sostenere la chiesa . Da vice parroco e il responsabile del banco alimentare vi invito a imitare l'esempio della vedova del vangelo di oggi e “tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.” (2 Cor 9.6-7)
Gesù giudica l'obolo della vedova perché Dio ama chi dona con gioia, essa ha dato tutto ciò che aveva che vuol dire che ha dato tutto se stesso come offerta a Dio. Tutti infatti, hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere. E “Gesù chiama i discepoli per mostrare loro un fatto che agli occhi degli uomini è di poco rilevanza. Una Vedova che getta pochi spiccioli nel tesoro del tempio non fa notizia, né per la cronaca né per l'economia, ma per il Signore che scruta i cuori, fanno più rumore gli spiccioli della vedova che le monete dei nobili... il fatto che Gesù richiama l'attenzione dei discepoli sul valore di quel gesto, ci dice che è un insegnamento importante di cui essi dovranno fare tesoro ... Anche i discepoli sono chiamati a dare tutto di sé e come la vedova di Sidone, che condivise il poco che aveva con il profeta, non vide diminuire la farina nella giara e l'olio nell'orcio, cosi anche chi avrà dato tutto al Signore, non perderà se stesso ma si ritroverà, sperimentando quello che Gesù risponde a Pietro ... “cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.”(Mc 10,30)


domenica 4 novembre 2012

XXXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Mc 12,28-34

Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.

+ Dal Vangelo secondo Marco       Santi di oggi

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore

Riflessione

Carissimi fratelli e sorelle questa domenica, la liturgia ci propone il tema dell'amore!!! Amore è il principio più basilare del Cristianesimo e infatti non c'è mai stato e non ci sarà una religione che insegna amore come la nostra. E l'amore di cui parla la liturgia di oggi non sarà mai realizzabile la giustizia. Gesù ci ricorda oggi che tutta la legge è riassunta nell'amore di Dio e del prossimo.
Il tema di amore era anche importante nel Vecchio Testamento e i rabbini hanno moltiplicato e complicato la legge dell'amore fino ad avere 613 precetti di cui 365 sono negativi e 248 positivi. La prima lettura è il famoso 'Shemà' che significa ascolto. Gli ebrei recitavano due volte al giorno lo shemà, la mattina e la sera lo shemà:“ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore,” era recitato come preghiera per indicare la loro adesione a Dio. Lo scriba del vangelo era alla conoscenza dello shemà e dell' interventi delle varie scuole bibliche ( rabbiniche)che per individuare probabilmente il più grande tra i comandamenti sono arrivati a fare l'elenco di 613 precetti.
E' più probabile che la domanda dello scriba a Gesù: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”E frutto della sua confuso a causa della umana moltiplicazione della legge. Abitualmente noi pensiamo degli scribi come coloro che vanno sempre contro Gesù ma si può pensare che lo scriba di oggi rappresenta un uomo che cerca di conoscere. E' l'esempio dell'uomo che domanda sulla legge di Dio per chiarire i suoi dubbi. Gesù fa una sintesi strabiliante della legge che chiarisce lo scriba e supera la difficoltà della scelta. Gesù “insegnava nelle Sinagoghe degli Ebrei, “ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”. (Mc 1;21-28) Uno degli insegnamenti di Gesù che ha lascito i suoi ascoltatore con stupore è la Sua risposta allo scriba, Gesù da Maestro che è unisce due brani del Vecchio Testamento:

• “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.”(Deuteronomio 6;5)
• Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso(Levitico 19;18)

Con la sua risposta 'amerai il Signore tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso,' Gesù vuole insegnarci che “Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi, infatti, non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.”(1 Gv 4;20) l'incontro tra Gesù e il Giovanni  ricco e la parabola del buon samaritano(Lc 10;25-37) ci mettono in dimostrazione quanto è importante per Dio l'amore fraterno. E il super apostolo Paolo scrisse"se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova...La carità non avrà mai fine.(1Corinzi 13)
Deuteronomio 5;1-32 contiene i dieci comandamenti: i primi tre riguardano il rapporto di amore tra uomo e Dio e il resto regolano l'amore tra uomo e uomo.

1. Rapporto con Dio:

• Non avrai altro Dio fuori di me. (niente magia, niente medium, no halloween ecc.)
• Non nominare il nome di Dio in vano.(Contro la bestemmia)
• Ricordati di santificare le feste.( Partecipare alla messa domenica e le altre feste comandate)

2 Rapporto uomo-uomo:

• Onora il padre e la madre
• Non uccidere.
• Non commettere atti impuri.
• Non rubare.
• Non dire falsa testimonianza.
• Non desiderare la donna d'altri.
• Non desiderare la roba d'altri.

Lo scriba afferma che ha detto bene Gesù ed Egli disse “non sei lontano dal Regno dei Dio. Che l'uomo ama Dio è ovvio ma il problema della legge sta nell' amore del prossimo. E la qualità, la quantità e la profondità dell'amore del prossimo la misura della fede. Il giovane ricco in grado di osservare i dieci comandamenti aveva manifestato a Gesù il desiderio di entrare in cielo ma si è ritirato indietro triste perché ricco e non ama il prossimo(Lc 18;18-27) il giudizio finale sarà basato sull'amore dice Gesù, quando avevo fame mi hai dato da mangiare “allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare...(Mt 25;31-46)
Infine, l'amore vera e matura è tre dimensionale: amore di Dio, amore del prossimo e l'amore di se stesso.

Padre Ethel

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO



Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.

 

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.


Parola del Signore


 

giovedì 1 novembre 2012

TUTTI I SANTI

 
Mt 5,1-12    
                                                                                                                  
Rallegratevi ed esultate, perchè grande è la vostra ricompensa nei cieli

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore


Omelia


Santi nello Spirito delle Beatitudini

Quando ascoltiamo un brano come quello delle Beatitudini di Matteo, possiamo correre diversi rischi.
Un primo rischio è quello di interpretarle come un'aspirazione futura, come un destino al quale tendere in un mondo che non è certo l'attuale, e in attesa del quale siamo invitati a vivere le differenti situazioni di prova e sofferenza con pazienza e sopportazione, certi che verrà, un giorno, un mondo migliore nel quale ci potremo dire "beati" proprio a causa di queste situazioni.
Un altro rischio è quello opposto, ossia quello di strumentalizzare queste dichiarazioni di Gesù dando ad esse un carattere assertivo, quasi dogmatico, interpretando la "beatitudine" come una sorta di dichiarazione di bontà, di "attestato del Buon Cristiano", autorizzato a sentirsi in una situazione di superiorità morale rispetto a un mondo cattivo dal quale solo ci si possono attendere contrasti e persecuzioni.
A me non pare che lo spirito delle Beatitudini possa dirsi rappresentato in alcuno di questi due modelli, né in quello della nostalgia per un mondo migliore che verrà né in quello della bontà dichiarata del cristiano rispetto al mondo; modelli che sfociano entrambi in un'unica definizione comportamentale, ossia quella della sopportazione in vista di un bene futuro, magari visto sotto forma di "premio" per la costanza nelle difficoltà. Quasi a dire: "Dai, cristiano, vai avanti così che sei bravo! È il mondo a non capirti, e se non ti capisce è perché è cattivo! Ma tu sopporta, perché vedrai che presto godrai di una felicità senza fine che non è degna delle cose di questo mondo!".
E sfido chiunque a dire di non aver mai ascoltato una predicazione di questo stile o di non aver mai ricevuto esortazioni spirituali che andavano in questa direzione. Soffriamo ancora molto del "retaggio" di una tradizione spirituale basata sul dualismo "bene - male", "anima - carne", "terra - cielo", "mondo - Dio", che parte da molto lontano, addirittura previa al cristianesimo, ma che poi nel corso dei secoli si è accresciuta grazie anche alle continue avversità (e ai conseguenti atteggiamenti di difesa) che la religione cristiana ha dovuto affrontare.
Ma vediamo se riusciamo a ritornare allo spirito originario delle Beatitudini, per cercare di capire se bene si sposi con questa annuale ricorrenza di Tutti i Santi che ci ricorda il nostro impegno a vivere la dimensione quotidiana della santità.
Gesù, nel Vangelo di Matteo, pronunzia queste parole all'inizio del cosiddetto "Discorso della Montagna", che è da considerarsi una sorta di documento programmatico della sua attività di predicazione e di insegnamento; ossia, con il Discorso che inizia al capitolo 5 di Matteo, Gesù vuole offrire una sorta di "assaggio" di ciò che sarà la sua missione, incentrata sulla necessità di instaurare un genuino rapporto con Dio, basato non sulla sterile osservanza della Legge di Mosè, ma sulla relazione di figliolanza di ogni uomo con Dio Padre. E laddove c'è figliolanza con Dio, laddove si avverte la presenza di Dio nella nostra vita non come giudice severo, ma come padre premuroso, attento e tenero verso i suoi figli, è fuori discussione che i sentimenti che albergano nel cuore dei credenti siano di serenità, di pace, di giustizia basata sulla misericordia, una misericordia ricevuta e offerta; in altre parole, di felicità. Quello che Dio vuole da ognuno dei suoi figli che credono in lui è che si sentano bene e che siano felici; e la felicità - qui descritta come beatitudine - è la dimensione spirituale che più di ogni altra caratterizza la vita di coloro che hanno posto tutta la loro fiducia in Dio e che oggi, in un'unica celebrazione liturgica, veneriamo e invochiamo come "Santi".
Questa annuale celebrazione ci ricorda più di ogni altro momento dell'anno liturgico la vera dimensione della santità, che è, appunto, quella della beatitudine, della felicità, dell'entusiasmo che ci viene - lo dice la parola stessa - dallo "stare con Dio"; in ogni istante della nostra vita, nelle cose belle e in quelle meno belle, nei momenti di prosperità e nei momenti di crisi economica, nella salute e nell'infermità, nel successo e nelle delusioni, nell'amore ricevuto e donato e nella solitudine sofferta?saremo suoi discepoli e quindi beati, e quindi santi, nella misura in cui in ogni situazione della vita manterremo una dimensione di serenità e, possibilmente, anche di felicità esteriormente espressa.
Basta con quelle espressioni di santità (oserei dire di "presunta tale") basate su una rigidezza anche esteriore che non denota affatto rigorismo morale, bensì infelicità interiore e quindi, forse, lontananza da Dio! Basta con quei modelli di santità che fanno dell'osservanza dei precetti e delle norme la via privilegiata a Dio, il quale guarda più allo Spirito con cui si osservano le leggi che ai nostri integerrimi atteggiamenti di sudditanza alle norme! Basta soprattutto con quelle idee confuse e fuorvianti che ci mostrano la santità come qualcosa riservato esclusivamente a esponenti del clero, a fondatori e fondatrici di istituti e movimenti, a monaci e monache rinchiusi in luoghi che certamente trasudano fede e spiritualità ma che non possono avere la pretesa dell'esclusiva su Dio!
La grande quantità di santi e beati ufficialmente proclamati dalla Chiesa in questi ultimi tre decenni, senza contare tutti coloro che non avranno mai la possibilità di essere elevati alla gloria degli altari ma avranno comunque e sempre portato nel cuore la felicità di essere discepoli del Risorto, sta ad indicarci ulteriormente che la santità è qualcosa di possibile e di accessibile a tutti, in ogni stato di vita, in ogni condizione, con ogni tipo di inclinazione spirituale e qualunque sia il nostro carattere, e soprattutto nonostante i nostri limiti e le nostre incoerenze.
Purché siamo "beati"; purché siamo felici di stare con Dio, e lo esprimiamo anche visivamente con gesti concreti di carità, di mitezza, di giustizia, operando misericordia e pace intorno a noi.
Allora saremo chiamati, e lo saremo realmente, Figli di Dio. E perciò, Santi.