domenica 25 agosto 2013

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Lc 13,22-30

Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio

 + Dal Vangelo secondo Luca  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Parola del Signore

Omelia

La domanda su chi si salverà  è  fondamentale per gli ebrei di tempo di Gesù anche per noi cristiani. I maestri della legge alla domanda: “Signore,sono pochi quelli che si salvano?” davano le loro risposte privo d'amore perché escludono altri popoli dalla salvezza di Dio.  Gesù non dà una risposta diretta ma Egli invita a tutti di agire, di impegnarsi per potere conseguire il Regno di Dio. Gesù si rifiuta di rispondere alla domanda riguardo al numero di coloro che si salveranno perché la questione della salvezza non si pone infatti in termini generali, non si pone innanzitutto per gli altri,
ma si pone “per me”. Proprio ieri sera parlando con due donne che si sentivano offese da una persona, mi dicevano, che quella persona non si salverà mai,  perché sta in
chiesa e fa le cose peggiori. Quando si parla della salvezza; ognuno deve domandarsi, che cosa devo fare per essere salvato?. Io sarò salvato? A Gesù chiese un dottore della Legge: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? (Lc10,25)
Come pure chiese il giovane ricco a Gesù, Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?
In entrambi casi Gesù spiega  loro ciò che è necessaria perché ottengono la salvezza.  Il fatto che Gesù non risponde alla domanda generica che riguarda quanti si salveranno ci indica che è sbagliatissimo porre una domanda generica sulla salvezza  perché la salvezza richiede la conversione che è  un fatto che riguarda il
singolo credente. Nel tempo del vecchio testamento gli ebrei ponevano
le domande generiche sulla salvezza e i loro maestri insegnavano  in
gran parte  dicendo: “tutti gli Ebrei parteciperanno al mondo futuro.”   Il famoso rabbi Meir sintetizzava addirittura in tre punti le caratteristiche necessarie per la salvezza: appartenere al popolo d'Israele, parlare la lingua ebraica, recitare mattino e
sera la preghiera dello shema. Era sottinteso che coloro che
appartenevano ad altri popoli non si sarebbero salvati”.(Messale delle domeniche e feste, edizione Elledici, p. 416)
Gesù cui fa riferimento il profeta Isaia quando disse,“io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria...come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore...Anche tra loro mi prenderò
sacerdoti leviti,”( prima lettura) non fa preferenza di persone perché siamo tutti figli di Dio, creati nella Sua immagine e somiglianza.  San Pietro, nel suo discorso nella casa di Cornelio disse che “Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti... chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.(Atti 10,34-36,43) Infatti “Dio non guarda in faccia ad alcuno.”(Gal2,6)
Il pentimento e la salvezza sono due termini importante questa domenica. Pentimento/conversione sono la via che conduce alla salvezza, l'unica condizione per la salvezza. Ecco perché Gesù all'inizio del Suo ministero pubblico comincia a dire “Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.”( Mc1,15)
La conversione di cui annuncia Gesù è un cammino di tutta la vita. Mi piace parlare della conversione quotidiana perché il cristiano è chiamato alla perfezione che non si realizza un giorno, o dopo la cresima o dopo il matrimonio ma con l'impegno di ogni
giorno della vita e con l'aiuto di grazia. La conversione è un cambiamento di vita e del modo di agire. La conversione vuol dire riconoscersi peccatore, mettere Dio al primo posto, ritornare sulla via retta. Qui si ricorda la parabola del fariseo e del pubblicano
che salgono al tempio a pregare. Il pubblicano all'ultimo banco del tempio ricordando i suoi peccati batteva il suo petto e si vergognava di alzare il capo al cielo pregando cosi “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. E Gesù disse, questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”. Il suo atteggiamento è quello di, chi si pente e si salva. Mentre il fariseo s’inganna da solo con la pretesa di essere già salvato senza merito va davanti
all'altare giustificandosi e condannando il pubblicano.(Lc 18,9-14) 
La salvezza riferisce alla grazia di Dio che libera il suo popolo dal peccato e dalle sue conseguenze temporali ed eterne. Ed è opera di Dio. La salvezza portata da Cristo libra uomo dal male assoluto che è la morte eterna. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei
cieli” (Mt 7:21) Queste ultime parole di Gesù esprime chiaramente la necessita dell’impegno umano nell’opera di salvezza perché per salvarsi l'uomo non deve essere passivo ma attivo . Ecco cosa vuol dire “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno,” disse Gesù.  



domenica 18 agosto 2013

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

+ Dal Vangelo secondo Luca  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore

Omelia

Solo una piccola fiamma della candela in una stanza vince tutte le tenebre della stanza. La verità come la fiammella vince la falsità e la menzogna.  La verità ha bisogna degli uomini coraggiosi per essere testimoniata. La testimonianza della verità porta la sofferenza degli innocenti, la divisione e la guerra perché é scomodo, questa è stata esperienza di Gesù e della chiesa fin dal principio.
Il profeta Geremia nel tempo più tragico e drammatico di Israele comincia a gridare contro Israele, suoi governanti e guide religiose che non ascoltavano più la voce di Dio. In questo tempo d'infedeltà a Dio quando i profeti dicevano alla gente e ai governanti solo tutte le cose che vogliono sentire appare il messaggero di Dio. Dio lamenta del suo popolo perché disse “hanno abbandonato me e hanno sacrificato ad altri dèi e adorato idoli fatti con le proprie mani.(Geremia 1,16) In questa clima Dio chiama Geremia e gli disse: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni,”( Ger 1, 5) ed egli cercò di rifiutare la sua chiamata dicendo, “ ecco, io non so parlare, perché sono giovane. Ma il Signore lo disse: Non dire «Sono giovane». Tu andrai da tutti coloro cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti”(Ger 1). In queste parole vediamo la missione di Geremia e di ogni discepolo e il duro lavoro dato a noi ma Dio è con noi per cui non dobbiamo avere paura, “ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti” (Ger1,18-19).
Nella sua missione Geremia ha sofferto molto, era messo in prigione, picchiato, buttato nel fango, anche i suoi della casta sacerdotale lo volevano uccidere (Ger 11,18-21), perché annunciava la verità della parola di Dio, è “diventato oggetto di derisione ogni giorno”(Ger 20,7).
Il cristiano come Geremia, è un mandato di Dio, chiamato ad andare a tutti a testimoniare Dio. Questa testimonianza non è sempre facile perché il cristiano con il messaggio evangelico e` oggetto di attacco, di insulti e di derisione . Gesù stesso riferendosi a Paolo disse, “ io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”(Atti 9,16). E Paolo più tardi nella sua vocazione apostolica dirà, “sono lieto delle sofferenze per voi, nella mia carne completo quello che manca ai patimenti di Cristo”.(Col 3,24) La sofferenza per causa del vangelo fa parte dell'esperienza cristiana, Paolo disse di se stesso: “Il nostro Dio ci infuse coraggio nell’annunciare per voi il vangelo di Dio tra molte lotte” (1Tes 2, 2); “Siamo stati oppressi oltre misura, al di là delle nostre forze, da disperare persino della vita” (2Cor 1, 9); “Siamo diventati come la spazzatura del mondo, i rifiuti dell’umanità” (1Cor 4, 13). “Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i 39 colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balia delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumane e di briganti, pericoli dai miei connazionali e dai pagani, pericoli nelle città, nei deserti e nei mari, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità» (2Cor 11, 23-27; cf 2Cor 6, 5). Infine Paolo dopo avere sofferto per causa della buona novella esclama, “Guai a me se non predicassi il Vangelo”(1 Cor 9,16) in mezzo alle mille difficoltà legato alla testimonianza.
Gesù oggi nelle sue parole “pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. ”(vangelo) ci dimostra la sua missione che potrà la salvezza al mondo ma attraverso la sofferenza di divisione interiore nella persona, la divisione in famiglia, in parrocchia, in paese, tra gli amici e i vicini di casa. Gesù e` segno di contraddizione e la pace che ci dona non e` senza tensione perché “ogni parola del signore... che cade nel cuore dell'uomo, provoca un giudizio, e presenta una scala di valori che non sempre e` accettata, anzi speso e` rifiutata o combattuta.  La singolarità di questo messaggio e` che esso anzitutto porta la divisione, la rottura, la guerra dentro uomo. Non c`è tregua .”(Luigi Ginami) Ed eppure Gesu ci ha promesso e ci ha donato la vera pace, “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.(Gv 17,27) La pace che dona Gesù non pacifismo perché e` frutto del vangelo scomodo che realizza la pace attraverso la lotta interiore, “la piena vittoria sul peccato e l'esigenza di fedeltà alla parola data a Dio e al suo Cristo”.( Il Cammino) E l'uomo cerca ancora la falsa pace del mondo che non dura e non cambia nulla.
"Vi lascio la pace, vi do la Mia pace: non come ve la dà il mondo, Io ve la do". Gesù fa questa precisazione agli apostoli, quasi come un avviso: il mondo dà una pace falsa, perché il suo scopo non è quello di dare la pace, ma di asservire gli uomini. E lo si vede quotidianamente, oggi come duemila anni fa. Intere popolazioni si muovono come un branco, ora seguendo un'ideologia, ora uno sport, ora una moda... Minigonna? Tutte con la minigonna. Tatuaggio? Tutti con il tatuaggio. Campionati mondiali di calcio? Tutti davanti alla Tv. Body-building? Tutti in palestra. Tutti ansiosi di uniformarsi a qualche cosa che in realtà non interessa affatto. Non interessa affatto a noi, che pure ci lasciamo trascinare dalle tante onde in arrivo, ma interessa enormemente al mondo e ai suoi padroni (e sarebbe il caso di dire: "al suo padrone"), che dalla nostra disponibilità a seguire le sue leggi trae il suo potere. Precisiamo: seguire una moda o una tendenza, di per se non è un male". E male il tempo sprecato nella ricerca della pace nelle cose mondane e ingannano di se. C`è chi si rifugia nella droga e nella soddisfazione dei desideri della carne pensando di riuscire ad avere la pace. 



giovedì 15 agosto 2013

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA


Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore



domenica 11 agosto 2013

DOMENICA XIX TEMPO ORDINARIO


Anche voi tenetevi pronti

+ Dal Vangelo secondo Luca  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore.

Omelia
  
La parola di Dio nelle tre letture di oggi ha in comune il tema della fede. La prima lettura parla dell'evento che ha avuto luogo nella notte dell'antica pasqua di Egitto nella quale Dio ha fatto passare il Suo popolo dalla schiavitù alla libertà donandoli la terra promessa simbolo della nostra patria celeste. Quella notte perché hanno creduto nella promessa di Dio, hanno sperimentato la Sua liberazione e salvezza. Gesù è la pasqua cristiana che salva tutti gli uomini. La fede in Gesù e fondamentale per la nostra salvezza.
“Quante volte nella vostra vita siete stati avvicinati da un cosiddetto missionario che ha cercato di spiegarvi cosa dovete credere per essere salvati”. Mi è successo una volta, e gli ho chiesto “bene, me lo dica”. La giovane missionaria mi disse: “Deve credere nel fatto che Gesù Cristo è il suo Salvatore personale, solo così sarà salvato.” La mia risposta a quest’affermazione è stata: “Dove sta scritto sulla Bibbia?” Non ho avuto risposta. Se esaminiamo le Sacre Scritture molto attentamente, la cosa più importante è avere fede. Stiamo parlando della virtù teologale della fede.
(Padre Paul Kramer, Il Crociato di Fatima n° 78) “Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano”. (Ebrei 11, 6)
La fede non è solamente la conoscenza della bibbia, della dottrina e del magistero della chiesa. Fede include questi tre ma non a livello intellettuale solo. Essa è adesione personale a Dio che parla e agisce, e` pronta disponibilità e obbedienza alla sua parola.
La salvezza come dice S. Paolo è un dono ricevuto per fede. “Per grazia, infatti, siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio;né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene”.( Ef 2, 8-9)
Lo scrittore della lettera agli Ebrei ci lascia oggi la definizione biblica di fede.”Fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede”. (Seconda lettura) “La fede è un atto personale: è la libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l'esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri”.(Catechismo della chiesa cattolica)
“La salvezza viene solo da Dio; ma, poiché riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre: «Noi crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita....Essendo nostra Madre, la Chiesa è anche l'educatrice della nostra fede”, continua il CDC. Allora è una contraddizione pretendere di avere fede e nello stesso tempo non credere la chiesa che e` madre.  La fede viene dall`ascolto e l`ascolto riguarda la parola di Cristo,(Rm 1017)"   E la chiesa e` luogo più adatto per accogliere la parola di Dio. Allora S. Paolo afferma che non può nascere adesione a qualcosa che non si conosce. Nella Sua parola si impara a conoscerlo, non come entità metafisica, atemporale e lontano... ma come il Dio vivente della rivelazione biblica” (imparare a credere p.12)
Viene anche mostrato nella seconda lettura la fede di Abramo, padre dei credenti, esempio di chi ascolta e mette in pratica la parola. In Abramo Dio rivela che siamo in cammino verso la terra promessa. Egli in obbedienza alla parola di Dio partì per un paese sconosciuto che secondo Dio doveva ricevere in eredità. Come Abramo il cristiano fiducioso nelle promesse di Dio spera di arrivare nella patria celeste. “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”ci dice Gesù oggi. Gesù ci ricorda nelle due parabole l'importanza della salvezza e le condizioni per ottenerla: l'attesa vigilante del signore e il distacco dalle cose mondane. La vigilanza e la povertà evangelica sono atti di fede.
Il credente è chiamato ad attendere vigilante il Signore che viene nel giorno e nell'ora che nessuno sa. Essere pronto implica non spegnere la fiamma di fede. “ Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”(Lc 18, 8) Nella parabola delle dieci vergini di cui cinque di esse sono sagge e cinque stolte, ( Mt 25,1-13 ) Gesù illustra come nel vangelo di questa domenica l'importanza della vigilanza. Sia le parabole di oggi e quella delle dieci vergini annunciano la fine dell'uomo e la ricompensa che lo aspetta, la vita eterna o la dannazione eterna che e` la seconda morte secondo il libro degli apocalisse.
Due settimane fa una donna mi disse: “Padre come mai oggi i preti non parlano dell'inferno?” Un` altro presente che parlava con noi disse subito,”Dio e` amore e non manda nessuno all'inferno.” Io ho aggiunto subito, “E' vero il Dio della fede cristiana è amore ma è anche giusto. ” La donna continua, ”quando ero bambina si parlava dell'inferno e del purgatorio.” E sua giusta  osservazione. Durante l'omelia in una parrocchia dopo la lettura del vangelo nella quale Gesù ha parlato della ricompensa dei giusti e degli ingiusti. Il vice parroco cercò di richiamare i fedeli alla verità evangelica sull' esistenza del cielo e dell'inferno e l'anziano parroco dopo la Santa Messa rimproverò il povero prete dicendogli di non impaurire mai più le persone nella sua chiesa. Gesù nel Matteo 25 parla del supplizio eterno dei peccatori e la vita eterna dei giusti. La Madonna a Fatima mostrò ai pastorelli la realtà dell'inferno e del paradiso.




domenica 4 agosto 2013

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Quello che hai preparato, di chi sarà?

+ Dal Vangelo secondo Luca  Santi di oggi

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore

Omelia

“Il messaggio essenziale del Vangelo di oggi è talmente chiaro che, in realtà, non ha bisogno di interpretazione: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché la vita di un uomo non dipende dai suoi beni”. E “arricchitevi davanti a Dio!”.
 Conquistare dei beni è un’aspirazione fondamentalmente umana, vale quindi la pena entrare nei dettagli della parabola del ricco stolto raccontata da Gesù. La ricchezza conferisce agli uomini una certa sicurezza, permette loro di disporre della propria vita, di non dipendere completamente dagli altri o dallo Stato, di organizzare la propria sfera di vita, di occuparsi di cose che fanno loro piacere, di concretizzare grandi missioni o grandi scopi. In questa misura, i beni sono necessari per una giusta esistenza. Gesù non mette in questione il buon impiego dei beni e delle ricchezze. Ma afferma che beni e ricchezze portano gli uomini a sentirsi lontani da Dio e dal prossimo, a pensare di essere assicurati contro la miseria, la vecchiaia e la morte e a soddisfare i piaceri di questo mondo”. (Lachiesa.it)
La liturgia della parola ci invita cercare prima il regno di Dio che è la vera ricchezza dell'uomo. “Vanità delle vanità... tutto è vanità”. Con queste parole siamo invitati a lavorare con prudenza, senza mettere il lavoro o la ricchezza al primo posto nella vita perché, “quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?”.( Mt.16,26) “Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato”.(prima lettura) Allora perché idolatrare la ricchezza e il lavoro sapendo che uomo non porta con se alla tomba la sua fama e ricchezza?
“Cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”(seconda lettura). L'attaccamento ai beni terreni ostacola il camino verso Dio per cui è importante sapere usare saggiamente i beni materiali nella continua ricerca dei beni eterni. Il giovane ricco che chiese a Gesù che cosa doveva fare per ereditare il regno dei cieli,  è tornato a casa sua triste perché Gesù lo disse “ una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”.(Mc10, 17-22). Questo possedeva, infatti, molti beni racconta l'evangelista. San Paolo ci ammonisce chiedendoci di essere prudenti nella acquisizione della ricchezza e di accontentarci di quello che abbiamo dicendo che “ non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via”. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. ( 1 Tim 6, 7-10) Tra le trappole della ricchezza è l’ allontanamento da Dio e il desiderio disordinato di avere sempre di più. Tale desiderio di avere che aumenti imprigiona uomo è lo fa schiavo del lavoro, per questo uomo anche quando non c’è bisogno esistenziale o non richiesta dal datore di lavoro s'impegna nel lavoro nei giorni prescritti e la domenica.
L'arricchimento può accecare l'uomo e gli fa chiudere gli occhi ai bisogni del prossimo. Gesù nella parabola del Ricco e del mendicante Lazzaro (Lc 16,19-31) ci stimola a fare della nostra vita un servizio di carità verso chi è nel bisogno. Se abbiamo la ricchezza è un dono di Dio. La vita del ricco epulone si ruotava intorno alla sua ricchezza, la sua sicurezza era posta non in Dio ma nel suo conto corrente, pensava soli nei termini materiali. Non si associava con una categoria delle persone in vita. Alla fine della vita terrena il ricco è finito nell'inferno perché ha commesso il peccato di omissione perché non ha saputo essere di aiuto a Lazzaro.
Come il riccone della parabola troviamo tanti personaggi biblici ricchi, egoisti e accecati dalla loro ricchezza.: il dottore della legge che chiese a Gesù chi è il mio prossimo e il giovane ricco che non vuol condividere la sua ricchezza con altri sono esempi dell'amore della ricchezza che Gesù condanna!!!.
E Gesù nel vangelo di oggi disse a noi “fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede.” E nella parabola odierna Gesù` chiama stolto l’ uomo ricco che nell'accumulare i beni materiali si è scordato di arricchirsi presso Dio. “Nella parabola lucana il ricco non appare un uomo perverso o vizioso: è semplicemente un ricco che fa progetti e vuol godersi la sua fortuna. Il suo vero errore sta nel fatto di non attendere alle cose del cielo... ; è  una miopia che lo trascina poi ad escludere Dio dalla sua vita e ad assolutizzare e riporre la sua fiducia in quello che e` soltanto transeunte, fumo, apparenza, e questo è idolatria perchè pur conoscendo Dio non gli ha dato gloria ne` gli ha reso grazie come a Dio. ”( Camino, Agosto 2013)