domenica 30 settembre 2012

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano è motivo di scandalo, tagliala.

+ Dal Vangelo secondo Marco  Santi di oggi

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Parola del Signore


Riflessione

In questa 26^ settimana incontriamo il brano tratto dal Vangelo di Marco (9,38-
43, 45, 47-48) e ne ricaviamo dei significativi insegnamenti per il nostro
cammino di fede. Noi sappiamo che, in un'epoca in cui la totalità della
popolazione era analfabeta, come del resto quasi tutti i  suoi discepoli, Gesù
scelse questa forma di narrazione, che in letteratura si chiama "parabola",
perché così voleva attrarre l' attenzione  dei suoi ascoltatori, in un
linguaggio alla loro portata, che trattava aspetti della loro vita reale.
Tuttavia, è un modo di parlare in metafora, in quanto dietro quelle semplici
parole si volevano far scoprire nei loro animi verità ben più profonde.
Qualcuno potrebbe dire che, forse Gesù stesso non sapesse scrivere; ma,
ricordate quel giorno che entra nella sinagoga di Cafarnao e legge un rotolo
della Legge. Chi sa leggere sa anche scrivere, ma Gesù voleva farsi capire,
spiegava ai suoi discepoli, li sentiva perplessi ed incerti; ma egli non si
sottraeva neanche alle loro critiche. Questa volta Gesù manda alcuni suoi
discepoli a diffondere il suo messaggio, a parlare di lui. E' un anticipo della
missione profetica della Sua Chiesa.
Al loro ritorno, sentite cosa accade: Giovanni stesso il discepolo preferito
ed anche il più giovane gli riferisce che essi avevano incontrato una persona
che agiva in suo nome. Dice Giovanni: "... volevamo impedirglielo perché non ci
seguiva". Capite? Non li seguiva, non era dei loro e, pertanto, come si
permetteva di scacciare i demoni in nome di Gesù. Anche nel brano biblico di
oggi (Nm. 11, 25-29) avviene la stessa cosa.
Ecco, questo è il centro del discorso di Gesù. Noi sentiamo parlare di "cerchi
magici", vale a dire di ambienti sociali politici, ecc. che si creano intorno
ad un'idea, ad un uomo. Chi è nel cerchio magico è importante, gli altri non
contano.
Noi siamo i migliori, i padroni, sappiamo qual è la verità siamo ricchi e gli
altri non contano. E' la logica di cui parla l'Apostolo Giacomo quando dice,
rivolto ai ricchi, ma non solo a loro: "...avete accumulato tesori per gli
ultimi tempi".
Avete pensato solo a voi e non avete ascoltato le ragioni degli altri. Non
sono solo i ricchi a comportarsi così, sapete?
Ma il cristiano non può ignorare anche le ragioni degli altri, anche altri
uomini possono insegnarci qualcosa e noi non li dobbiamo disprezzare. Dobbiamo
cercare di dialogare con loro. Lo sappiamo che spesso questo dialogo pare
impossibile da raggiungere. Pensate, ad esempio, quanto faticoso, spesso
sconfortante è cercare un punto di contatto con l' Islam, specialmente quando
alcuni di loro assumono atteggiamenti di fondamentalismo religioso. Questo, noi
cristiani lo dobbiamo evitare: rifiutare il confronto con il prossimo. Dobbiamo
ritenerci e riconoscerci nella verità che il Signore ci ha rivelato, ma non
chiuderci, perché chi non agisce contro di lui, agisce in fondo per lui.
C'è un altro aspetto che Gesù pone alla nostra attenzione. Egli ritorna sulla
questione dei piccoli, dei deboli. Chi sono questi "piccoli" questi "deboli".
Non sono dei reietti, degli uomini inferiori. Essi sono le persone semplici, da
molti considerate povere d'ingegno, di cultura: mentre i "deboli" sono anche
coloro che hanno bisogno del nostro conforto spirituale, materiale. Essi hanno
bisogno di essere sentiti e su di essi non si debbono assumere atteggiamenti di
superiorità. Sarebbe una delle forme di violenza che Gesù condanna con tutte le
sue forze, poiché anche il gesto più piccolo può evitarci di cadere nella sua
condanna più dura.

Don Roberto.

mercoledì 26 settembre 2012

MADONNA DEL SOCCORSO



Festeggiamenti in onore della Madonna del Soccorso
a cura del comitato 1987


Venerdì 28 settebre
ore 21.00 Spettacolo Musicale Letterario "Verso la Foce" Teatro Comunale (ingresso libero)
Sabato 29 settembre
ore 16.00 Giochi e animazione per bambini (Giardini comunali)
ore 16.30 esibizione del Gruppo Majorettes di Canale M.
ore 17.00 Gara del dolce (Giardini comunali)
ore 18.00 S. Messa Vespertina della Festa
ore 21.00 Esibizione del st John Singer Gospel Choir di Manziana (il concerto si terrà in Chiesa)
ore 22.00 Spettacolo musicale "The Drinker Band" (Piazza Tubingen)
Domenica 30 settembre
ore 8.00/11.00 SS. Messe
ore 9.00 Apertura Stand "1^ Fiera dell'artigianato femminile" (C.so della Repubblica)
ore 10.00 Prima mostra amatoriale canina (partecipazione gratuita)
ore 15.00 Spettacolo di Magia
ore 16:00 Esibizione dell'orchestra "Primavera"
ore 17.00 Spettacolo del "Duo Magia"
ore 18.00 S. Messa
ore 19.00 Solenne Processione per le vie del paese, accompagnata dalla Banda E. D'Aiuto.
ore 20.30 spettacolo Pirotecnico
ore 22.00 Spettacolo musicale "Bomba Band" (giardini comunali)

domenica 23 settembre 2012

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Il figlio dell’uomo viene consegnato….
se uno vuole essere il primo, sia il servitori di tutti


+ Dal Vangelo secondo Marco    Santi di oggi

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore

Riflessione


Care sorelle e fratelli, siamo giunti alla 25^ settimana del tempo ordinario.
Dopo di questa mancano nove settimane alla chiusura dell' anno liturgico, prima di
rinnovare la memoria dell' Incarnazione del Cristo, il "Verbum carum factum
est".
L'ordinario non è, come dire, un tempo normale, di poco conto; anzi, lo
dobbiamo intendere nell' accezione latina di "ordo": riordinare, riflettere
sulla nostra vita ed il Vangelo che leggiamo in queste domeniche settembrine è
pieno di spunti su cui meditare con molta attenzione.
Le parole di Gesù si fanno sempre più stringenti, pressanti e tutti voi
ricorderete le letture bibliche e il brano evangelico della scorsa settimana,
appunto la 24^.
In tutto il testo di queste due domeniche si confrontano e scontrano,
purtroppo, due "sapienze", quella umana e quella divina.
La prima lettura della settimana, come ricorderete, ci prefigurava il Cristo, il
servo", percosso e deriso, che si apre completamente e liberamente alla sua
sofferenza.
Nella 2^ lettura l'apostolo Giacomo (Gc 2,14-18) ci ricorda con ardore che la
fede non può essere disgiunta dalle opere.
Quali sono queste opere e come si deve operare in noi e verso il prossimo?
L'evangelista Marco (Mc 8,27-35) riporta la grande domanda rivolta ai
cristiani di ogni tempo: "Ma io chi sono per voi?"
E' vero che Pietro, come dire, azzecca il titolo del Figlio di Dio, ma quando
questi informa i suoi discepoli del sanguinoso destino che lo attende, egli
tira fuori la logica umana, la difesa a spada tratta.
Ecco, tutto questo preambolo per dire che con le letture di questa 25^
settimana si traggono un po’ le somme di tutto il grande insegnamento di Gesù.
Il "servo di Dio", il "giusto" per eccellenza non viene lasciato operare per il
bene comune, ma gli "empi" gli tendono delle insidie perché egli è per loro un
incomodo, un fastidio, una pietra d'inciampo.
In poche parole, il "giusto" afferma la verità e tra gli uomini, spesso, dire la
verità non rappresenta un merito; al contrario, è un segnale di pericolo, un
evento che può condurre all' eliminazione fisica.
Egli li rimprovera aspramente per come interpretano e vivono la Legge ed essi
reagiscono dileggiandolo in modo subdolo: se il "giusto" è veramente Figlio di
Dio, suo Padre gli verrà in aiuto, non permetterà che muoia.
Egli è scomodo, dà fastidio e pertanto deve esser gettato fuori del mondo e
questo vale anche per i suoi seguaci, anche oggi avviene, sono i fedeli
sofferenti.
Perché ciò avviene? Lo dice l' Apostolo Giacomo (Gc 3,16-4,3). Ci sono due
modelli di sapienza, cioè due progetti di vita e di giudizio della realtà.
Il primo viene da Dio, è un suo dono che prevede un lungo corteo di virtù
morali, frutti di pace, di pietà, di dolcezza e d' amore.
L'altra sapienza è il suo contraltare terreno generatore di guerre, non solo
guerreggiate,ma anche quelle bianche delle passioni materiali: desideri,
invidie ed ogni sorta di richiesta per se stessi.
La sapienza ispirata dall'alto è pura, pacifica, mite, paziente che ci pone
in linea con il dialogo con Dio.
Il centro di tutta questa problematica sono le parole di Gesù che formula il
codice dell'autorità cristiana:"Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di
tutti ed il servo di tutti".
Altro che pretesa di essere scelti per essere alla testa di un movimento
religioso, magari politico, magari di qualsiasi altro tipo.
Il mistero della sofferenza del Cristo, chiama tutti noi a fare delle scelte
radicali assai diverse da quelle che la nostra natura umana ci suggerisce.
E' la logica della lavanda dei piedi: "Vi ho infatti dato l' esempio, perché
come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 13,14-15).
E Gesù ci fornisce anche un esempio dello stile di vita dei cristiani: prende
un bambino e lo pone davanti ai suoi discepoli. Chi ospita uno solo di questi
bambini, accoglie il Signore. Non è tanto l'innocenza, il candore di un
bambino il suo messaggio prezioso, quanto la sua disponibilità, la mancanza di
secondi fini o di interessi.
Un bambino è come il discepolo del Signore che entra nel mondo disarmato,
senza interessi di sorta, ma solo per servire.
Perché Gesù è venuto non per giudicare ma per salvare il mondo, per servirlo.
Questo è il grande messaggio di oggi: tutti gli uomini di buona volontà, a
tutti i livelli, possono contribuire a migliorare il mondo per la gloria di Dio.
Solo se si lasciano ispirare dalla naturale semplicità di un bambino.
Il grande scrittore russo Leone Tolstoi diceva che è triste l'uomo nel quale
non rimane nulla del fanciullo.
Questo è tanto vero nella società odierna che ha bisogno di uomini
disinteressati dalla smania del potere e della ricchezza, se non per quello che
il Signore definisce il bene comune.

Padre Ethel

domenica 16 settembre 2012

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Tu sei il Cristo…Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto

+ Dal Vangelo secondo Marco   Santi di oggi

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Parola del Signore


Riflessione

La liturgia di questa domenica ci presenta alcuni elementi fondamentali del nostro credo, i quali: la sofferenza, l'amore e infine la persona di Gesù, cioè la Sua identità. Nel vangelo Gesù insieme ai suoi discepoli si era ritirato  nella regione di Cesarea di Filippo, pochi chilometri a Nord del lago di Tiberiade e in disparte nel momento in cui si era diffusa la Sua popolarità a causa dei Suoi tanti miracoli. E Gesù fa un sondaggio dell'opinione della folla prima e poi domandò i discepoli sulla Sua identità. La domanda di Gesù sulla Sua identità è ancora attuale oggi: “la genta chi dice che io sia?...voi chi dite che io sia?” Uno dopo l'altro quasi in gara “ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti”.(Mc 8,28) “Ci potrà anche succedere che il nostro pensiero su Cristo non corrisponda realmente alla sua identità, cosi come Pietro non vorrebbe sentirlo parlare di sofferenza e di morte”(Tiberio Cantaboni)
Non soddisfatto per niente delle chiacchiere della gente, all'improvviso pone la domanda ai Suoi “ma voi chi dite che io sia? Dopo un momento di silenzio Pietro risponde, “tu sei il Cristo”. Pietro nel sesto capitolo del vangelo di Giovanni ci ha rivelato anche l'identità di Gesù in una delle sue professioni di fede più profondo, “tu sei il Santo di Dio”. Chi è Cristo per te? Quale immagine di Cristo ha la chiesa d'oggi? Pietro in poche parole grazie all'illuminazione che viene dall'alto ci ha rivelato la vera identità di Cristo, in seguito Gesù stesso ha rivelato altri immagine Sua con espressioni belle: 
                                      “Io Sono la Luce del mondo”
                                      “Io Sono il pane vivo”
                                      “Io Sono la vera vite”
                                      “Io Sono la pietra angolare”
Sei vogliamo non avere un'identità errata di Cristo allora dobbiamo accostarci alla Sua Parola.  Si arriva alla vera identità di Cristo solo se siamo in comunione di fede e amicizia con Lui e la chiesa Suo “corpo mistico”. Esistono tante immagini falsi di Dio oggi, gli uomini hanno prodotto secondo il loro piacimento e comodità falsi immagini di Dio, la società ha prodotto anche tanti  falsi immagini di Dio. Per distruggere l'immagini non veri di Dio occorre accostare al vangelo, perché leggendo l'evangelo che è la rivelazione del volto di Dio possiamo come Pietro dire con certezza alla domanda di Gesù: chi dite che io sia?.
Dopo la rivelazione di Gesù come Messia per bocca di Pietro, Gesù annuncia il valore salvifico della Sua sofferenza e morte in croce e ci invita rinnegare noi stessi e di prendere la nostra croce a seguirlo. Una domanda sempre attuale che non trova mai una risposta è:  perché il dolore dell'innocente? La logica della croce e sofferenza è il paradosso cristiano ed è assurdo per la ragione umana ma sapientissima per chi si salva.
L'apostolo Giacomo disse ,“Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.” (Gc 1,2-4)
l'apostolo ci chiede di soffrire con gioia perché il cristiano come il Servo sofferente è sempre vittorioso e le prove non sono più una sconfitta nel piano di Dio ma una via che porta alla salvezza.
S. Paolo esprime il motivo di gioia nella sofferenza più chiari, “sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.”(Col 1,24)
Non scoraggiamoci più nelle difficoltà, nelle malattia, anzi dobbiamo avere fiducia in Dio perché dietro ogni croce portata e affidata a Dio c'è la gloria.
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?... la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. La seconda lettura ci mostra che la prova dell'autenticità della fede è le opere cioè l'amore. Questo amore è alla base del cristianesimo, “quando avevo fame, mi hai dato mangiare, ero nudo, mi hai vestito...”.Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca iA che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? l proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.( Cor 13,1-8)
Sembra che S. Giacomo mette le opere al di sopra della fede «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».



domenica 9 settembre 2012

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

+ Dal Vangelo secondo Marco  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore

Riflessione

La liturgia della parola odierna ci propone per la nostra comune riflessione il miracolo della guarigione del sordomuto. Questa malattia interpretata nel senso spirituale è qualunque cosa che impedisce l'uomo ad aprirsi a Dio, a sentire la parola di Dio e a parlarne. Blocca l'uomo e non lo lascia niente possibilità di comunicazione con il Divino e può essere solo curato nell'incontro personale con Dio.
Il brano evangelico d'oggi è la realizzazione della prima lettura detta 'deutro-Isaia', una poesia ispirata scritta nel tempo dell'esilio babilonese nel quale l'autore canta il rientro d'Israele da Babilonia a Gerusalemme. Questo tempo della schiavitù Babilonese era il tempo in cui il popolo di Dio non avevano più l'opportunità ascoltare e di professare la parola di Dio. E lo scrittore della prima lettura profetizza il tempo messianico otto secoli prima della venuta di Gesù nella quale “si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi, ” cioè tempo d'ascolto e di professione della parola divina. Questo tempo di libertà radicale che avviene solo nell'incontro tra l'umanità e la divinità.
Gesù pronuncia nella Sua lingua aramaica 'Effata' che vuol dire apriti all'uomo che non senta e non oda la Sua parola. “Gli orecchi sordi nella bibbia sono spesso segno di cuore indifferente. Senza la parola efficacie del Cristo l'uomo resta sordo all'evangelo. E' per questo che nel battesimo cristiano si è introdotto il rito dell' Effata sul bambino che è stato appena battezzato perché diventi colui che ascolta la parola di Dio e la comunica agli altri con le sue labbra e la sua vita... sordo è colui che non trasmette ad altri la professione della sua fede e la gioia del vangelo”.( Gianfranco Rava)
l'incontro evangelico di Gesù con il sordomuto rivela due tipi di sordi-muti:
  • Nella sfera di vita fisica ci sono i sordi-muti che non sentono e non parlano: un impedimento fisco.
  • Nel senso spirituale ci sono quelli che “hanno orecchie non odono; hanno occhi e non vedono”.( Sal 115,5-6) Tanti uomini d'oggi sono sordi-muti  perché sordi nell'ascoltare la parola di Dio e muti nel testimoniare e parlare delle meraviglie di Dio. Anche noi credenti spesso siamo davanti a dio come sordi alla Sua parola e muti nella testimonianza e nella lode.
Alcuni episodi evangelici odierni sono interessanti perché ricchi di lezioni:
  • Il “sordomuto, incapace di chiedere aiuto e di udire parole anche solo di consolazione … Quest' uomo non aveva preso l'iniziativa da solo, altri l'hanno condotto a Gesù”.(Tiberio Cantaboni) E' il compito di ogni credente condurre a Gesù persone spiritualmente incapace di intendere e di proclamare la parola di Dio. Mi piacerebbe che questa parrocchia diventasse piena di persone che conducano altri a Gesù.
  • Gesù “lo prese in disparte, lontano dalla folla...(Mc 7,33). Non è sempre che la folla aiuta nell'avvicinamento delle persone a Gesù. La 'folla' nel vangelo è spesso usata per indicare l'impedimento all'incontro con Gesù. Nella scena evangelica dell'incontro tra Gesù e il paralitico, la folla era un ostacolo all'incontro risanatore del paralitico. La folla impediva il piccolo uomo di nome Zaccheo a incontrare Gesù. Il povero Bartimeo pure era impedito a incontrare Gesù dalla folla.
  • Marco insiste sull'importanza dell'incontro diretta e personale con Gesù, “Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». “La scelta di portare il malato in disparte fa si che, al momento della guarigione, Gesù e il sordomuto si trovino da soli, avvicinati in una singolare relazione”.( Il Cammino, settembre 2012) Questo miracolo rivela la missione di Gesù: incontro personale con ogni uomo per sbloccarci ogni cosa che ci impedisce ad arrivare alla salvezza.
  • E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa fa udire i sordi e fa parlare i muti!».Il sordomuto guarito e gli amici suoi ci insegnano a ringraziare Dio. “Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non esitate a ringraziarlo”(Tobia 12, 6-7)

lunedì 3 settembre 2012

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini

+ Dal Vangelo secondo Marco   Santi di oggi

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore

Riflessione

La liturgia di oggi ci presenta la legge di Dio come 'parole' di vita che rende; saggio una nazione. E siamo chiamati a osservare non le tradizioni degli antichi o umani perché la legge Divina è eterna e universale e supera ogni tradizione e legge umana. La Sua legge è “assoluta e perpetua”, dato da Dio non solo perché ci sia l'ordine nella chiesa e società umana ma anche per condurre l'uomo a Dio e alla salvezza. Le prescrizioni della legge Divina sono come segni stradali. Che cosa servono i segni stradali? Conducano e indicano la strada a chi giuda, e chi li rispetta non sbaglia mai, non riceve la contravvenzione e non fa incidente. Come il codice stradale, chi osserva il comandamento di Dio cammina sulla via retta e non incappa mai. Chi cammina nella via della legge Divina è illuminato da essa, è intelligente ed è in grado di discernere tra ciò che è bene e male. Come i segni stradali ci indicano la strada cosi, la legge di Dio ci indica Dio e ci porta a Lui.
La legge di Dio come evidenzia i dieci comandamenti sono solo parole d'amore che ci aiutano ad amare Dio e il prossimo. I primi tre dei dieci comandamenti regolano il rapporto Uomo-Dio e il resto regolano il rapporto Uomo-Uomo. Sono le parole di Dio che ci invitano all'amore di Dio e dell'uomo.
La legge di Dio richiede una gusta e dovuta ubbidienza dell' uomo. L'ubbidienza alla legge di Dio è prova d'amore. L'osservanza non è altro che amare Dio e il prossimo. S. Paolo dipinge chiaramente questa idea cosi “ non siete debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole: perché chi ama l'altro ha adempito la legge". Infatti: "Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desiderai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della legge infatti è la carità. (Rm 13,8-10)
La prima lettura è una collezione di omelie messe in bocca a Mosè prima che Giosuè ha guidato il popolo di Dio nella terra promessa. E la Torah cioè la legge biblica viene presentata a noi come manifestazione della presenza e vicinanza di Dio al Suo popolo. La prima lettura sottolinea che la vera saggezza consiste nella accettazione e nella pratica della legge Divina.
La seconda lettura invece insiste sull'importanza di accogliere con docilità la parola di Dio che salva e di metterla in pratica. Non basta avere una bella conoscenza della legge Divina, bisogna viverla. I Farisei e gli Scribi avevano una bella conoscenza della legge e ne moltiplicavano. La loro religiosità ci racconta come si può essere giusto, religioso, una perfetta osservanza della legge e nello stesso tempo essere lontano da Dio. La storia dei giovani ricco ci dice tutto di come si può osservare la legge senza amare se stesso , senza prendere sul serio la propria salvezza e senza amare il prossimo.“maestro, che cosa devo fare di buona per avere la vita eterna"? Gli rispose “perché mi interroghi su ciò che è buono"? Buono è uno solo. "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” Gli chiese: Quali? Gesù rispose: “Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso”. Il giovane gli disse: “tutte queste cose le ho osservate, che altro mi manca?” Gli disse Gesù: “se vuoi essere perfetto, va vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesero nel cielo; e vieni; Seguimi!". Udito questa parola il giovane se ne andò triste; possedeva infatti molte ricchezze.(Mt 19,16-22) il vangelo ci presenta la polemica tra Gesù e un gruppo dei farisei e scribi venuti da Gerusalemme. Questo incontro era l'occasione per Gesù di parlare delle tradizioni degli antichi in cui Egli cerca di mettere in risalto il rapporto tra la legge e l'osservanza della legge quindi Gesù parla della lettera della legge e lo spirito della legge. La legge era osservata letteralmente, e questo a suscitare la polemica”Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?” Secondo le tradizioni antichi le mani si lavano non perché sporchi,è una forma di religiosità esteriore e osservanza della legge senza contenuto religioso. Altre forme delle leggi degli antichi sono: lavatura dei bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letto. Altre includono toccare un lebbroso, un cadavere, contatto con uno straniero o una donna che ha partorito, entrare nella terra straniera. Questo elenco contiene le varie fonti di impurità.
E Gesù chiarisce, che non c'è nulla fuori di uomo che entrando in lui possa renderlo impuro. Sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo.