domenica 24 novembre 2013

LA SOLENNITA' DI CRISTO RE DELL'UNIVERSO



Signore, ricordati quando entrerai nel tuo regno.

+ Dal Vangelo secondo Luca   santi di oggi

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Parola del Signore

Omelia

 Questa XXXIV Domenica, l'ultima domenica del tempo ordinario chiude l'anno liturgico. E la chiesa ci invita a riflettere su Gesù Re dell’ Eterna Gloria e sul regno da Lui instaurato. Il popolo di Dio già nell'antico testamento aspettava che si compiesse la promessa di Dio “Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli”. (Salmo 89) Tutta la storia dell'antico testamento infatti, testimonia la fede nel Re che viene a salvare il Suo popolo e si aspettavano un re glorioso e potente. Ecco perchè quando è venuto, il Re della Gloria nell'umiltà e povertà umana non Lo hanno riconosciuto come tale. Noi oggi come loro, nel pensare al regno, ci vengono in mente il potere fisico, la gloria e la ricchezza. Chi ha gli occhi della fede riconosce il Re del mondo e il Suo regno già sulla terra. I magi dall'oriente si domandavano “dove è il Re dei Giudei che nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adoralo”.(Mt 2,2) Pure il buon ladrone appeso sulla croce ha visto la maestà di Gesù  e gli disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».(Lc 23,42-43)
“Il dialogo tra Gesù e Pilato è trasparente e sottile. Dice Pilato: dunque tu sei il “Re dei Giudei”, che ha carattere politico, e non dice “Re d'Israele” che ha carattere religioso”(Don Cesti Giovanni). Si ricorda che re Erode, che uccise bambini innocenti, cercava di uccidere il Bambino Gesù perchè pensava come gli altri che il regno di Gesù fosse di questo mondo. Ha compiuto la strage degli innocenti per eliminare Gesù per paura che gli togliesse il suo regno. Anche alcuni dei seguaci di Gesù avevano ancora il concetto popolare del loro tempo, un esempio tipo si vede nella richiesta della madre dei figli di Zebedeo che chiese a Gesù: fa che i miei figli siedano uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nel tuo regno. Il pensiero comune nell'epoca della dominazione/occupazione straniera era che il re che viene sarà un combattente potente, che scende dalle nubi per liberare gli Ebrei dall'oppressione, dalla schiavitù, dall'esilio babilonese e dalla dominazione romana.
Ecco tante immagini del Re sbagliati che rimane ancora fino a oggi. Tanti si domandano: se Dio è forte e potente perchè c'è il male? Perchè non elimina la fame, la guerra, l’ingiustizia ecc. Se è vero che regna Gesù è debole, dicono. Alla domanda di Pilata “Sei tu il re dei Giudei?”, Gesù rispose: “io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. E’ interessante sentire Gesù dire “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Il Suo regno è il regno di giustizia, di verità, di amore e di pace. Gesù ci evidenzia di che tipo è la Sua regalità nella Sua reazione dopo la richiesta della madre dei figli di Zebedeo, “voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.(Mt 20,25-28)
Jesus Nazarenus Rex Judeorum (Gesù Nazareno Re dei Giudei) vuole regnare nel cuore puro e aperto a Lui. Vuole regnare nella Chiesa, nella famiglia, nella società. Regna già dove c'è l'amore, la verità, la giustizia e la pace. Chi regna nel tuo cuore, nella tua famiglia, nel tuo lavoro? Comincia a regnare nel momento in cui Lo mettiamo al primo posto nella nostra vita. Regna nel cuore pentito. Un predicatore diceva che la crisi economica, morale, sociale e religiosa d'oggi è dovuta al fatto che l'umanità non ha lasciato Gesù regnare nelle sfere economiche, morali, sociali e religiosa della vita umana. 

“Il regno di Cristo è regno di verità, di grazia, di giustizia, di misericordia. È regno, nel quale ci si inserisce con adesione libera e personale, e noi dobbiamo lasciare che Cristo regni sempre nella nostra vita; dobbiamo aprire a lui con gioia la porta del nostro spirito, farlo entrare nella nostra vita, accogliendo la sua parola e rispondendo ad essa con la fedeltà quotidiana ai nostri impegni, con una impostazione di vita, che poggi su scelte operative coerenti con la fede”.
OMELIA DÌ GIOVANNI PAOLO II Palermo, 21 novembre 1982)

Tutta la bibbia è piena della fede nel regno di pace che viene. Il profeta Daniele ha visto nelle visioni notturne, uno simile a un figlio d’uomo venire con le nubi del cielo. Gli furono dati potere, gloria e regno i popoli, nazioni e lingue lo servivano e il suo regno non sarà mai distrutto. (prima lettura) Gesù stesso ci insegna a pregare al Padre celeste “venga il tuo regno”. Nel credo noi professiamo che Gesù “è salito al Cielo e siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine”. Dobbiamo alimentare quotidianamente questa beata speranza professato nel credo, lo vedremo come Egli è. Egli è Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. (Ap 1,5-8)




domenica 17 novembre 2013

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

+ Dal Vangelo secondo Luca    Santi di oggi

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Parola del Signore

 Omelia
Siamo arrivando verso la fine dell'anno liturgico che si terminerà con la Solennità di Cristo Re dell’universo. Gesù fa un discorso escatologico cioè parla sulle realtà ultime: gli ultimi destini dell'uomo, del mondo, e della sua seconda venuta alla fine del tempo per concludere la storia.  Siamo ammoniti oggi a non vacillare nella fede perché “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Vangelo).
Qualcuno commenta il brano del vangelo di oggi dicendo “I discepoli ammirano l’architettura del tempio. Gli occhi di Gesù si spingono più in là: egli vede la distruzione di Gerusalemme, i cataclismi naturali, i segni dal cielo, le persecuzioni della Chiesa e l’apparizione di falsi profeti”. A differenza del vangelo di Luca, che leggiamo oggi che non ci dice i nomi ma disse “alcuni”, Marco è preciso perché ci informa che “Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». Gesù gli rispose: «Vedi questa grande costruzione Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta». Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:«Di' a noi quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?». (Mc 13,1-4). Riguarda la fine del mondo abbiamo sentito le false profezie dei Testimone di Giova, che prevedeva l'anno 2000, la cosiddetta profezia di Maya il 21 dicembre 2012 e la profezia di Malachia che parla del pontificato di Pietro il Romano? Alcuni credono che quest' ultima profezia parla del papa Francesco.
La parla di Dio è chiara sulla fine del mondo! Non lasciamoci ingannare. Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». (Lc 21,7) Gesù ci ammonisce di non lasciarci ingannare perché molti verranno nel suo nome e diranno che il tempo è vicino, non seguiteli. I discorsi e fatti delle guerre, terremoti, rivoluzioni, carestia, pestilenze, fatti terrificanti e segni grandiosi del cielo, la persecuzione dei cristiani, il tradimento dei cristiani, l'uccisione e l'odio dei cristiani sono eventi terrificanti che devono accadere prima della venuta del figlio di Dio. Non siamo già registrando questi fatti? Qualcuno mi dice che è terrificante questa descrizione vera ed escatologica.  Il profeta Daniele parla del fine di tutte le cose cosi: “ in quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo...”(Dn 12)
“Queste parole potrebbero creare nel cuore tanta tristezza a causa della catastrofe che toccherà l'intero cosmo. Accostiamoci, però, a questa realtà con un profondo senso biblico. Gesù ci dice che "il cielo e la terra passeranno", cioè "tutto il creato è segnato dalla finitudine; non c'è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta... ”(Benedetto XVI, angelus 15/11/2009).  Gesù ci preannuncia la fine del mondo non per cattiveria, non per spaventarci, ma perché non ci impegniamo a sprecare più tempo nelle cose inutili e per aiutarci a preparare bene la Sua seconda venuta nella storia.
La liturgia odierna è l'annuncio dell'amore di Dio per gli uomini, “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. “Questa frase ha una forza straordinaria, perché svela, quanto grande è l'amore del Padre per i suoi figli; Dio ama cosi tanto, da salvare anche l'ultimo dei capelli che ha posto sulla testa della sua creatura!”(Messale Delle Domeniche e Feste, p.516) Ma per essere salvato Gesù ci chiede di perseverare nella fede. Da ribadire è il che la vita e fede cristiana richiede la perseveranza. "Con essa salverete la vostra vita". La perseveranza e l'attesa amorosa e fiduciosa devono dunque caratterizzare la nostra vita e fede cristiana, perché per quanto riguarda il giorno o l'ora della seconda venuta, nessuno lo sa, "né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre" . Allora attenzione alle sette che con profezie false o con il calcolo matematico fissano il giorno del Figlio di Dio. Questi sono falsi profeti di cui parla S. Giovanni, “Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo”(1 Gv 4,1-3). “Sono apparsi infatti, nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne”. (2 Gv 7)


domenica 10 novembre 2013

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Dio non è dei morti, ma dei viventi.


+ Dal Vangelo secondo Luca   Santi di oggi

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore.

Omelia

Pace e bene a voi fratelli in Cristo. Da tre domeniche che la liturgia della parola ci introduce alle partite giudaiche del tempo di Gesù: i farisei, i pubblicani, gli zeloti, gli esseni e oggi i sadducei. Per capire bene il nuovo testamento è importante la conoscenza di questi gruppi religiosi. Un’ altra partita è quella degli scribi. Il messaggio che la liturgia odierna ci presenta per la nostra meditazione è la fede nella resurrezione, ossia la vita dopo la vita. L'uomo, per sua natura, ama la vita e vorrebbe vivere per sempre e si fa mille domande di fronte alla realtà della morte. Le domande di uomo riguardante la morte trovano risposta nella Sacra Scrittura.
Il secondo libro dei Maccabei è dettagliato e preciso sull’immortalità dell'anima, la risurrezione, la comunione dei santi e la preghiera in suffragio dei defunti. Il libro è chiarissimo sulla ricompensa di ogni uomo: vita eterna per i giusti e dannazione eterna per i malvagi. Nell`anno 167 a. C circa, il re di Siria di nome Antioco Epifane, invade e conquista Palestina e Gerusalemme, distrugge il tempio di Gerusalemme e cerca di eliminare la fede ebraica, voleva sostituirla con gli dei pagani della Grecia. Fecero scoppiare allora una persecuzione mortale contro la religione dei padri. Tanti credenti furono perseguitati e tra loro sette fratelli e la loro madre, una donna salda nella fede. La prima lettura contiene le testimonianze del quarto dei sette fratelli. Chiesti a cibarsi di carni suine proibite se vogliono vivere, il secondo dei sette fratelli disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». La sua è una delle testimonianze bibliche più forti della resurrezione. Il terzo dei fratelli con coraggio aggiunse «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Il quarto dei fratelli Maccabei davanti alla tortura dei carnefici testimonia la fede nell`aldilà dicendo: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».                                                                                                                Nel vangelo Gesù discuta con i sadducei. Chi e un sadduceo? E` “membro del partito politico-religioso del giudaismo opposto a quello dei farisei rappresentato al tempo di Gesù dall'aristocrazia sacerdotale; fedeli osservanti della legge scritta, negavano l'immortalità dell'anima, la resurrezione dei corpi e l'esistenza degli angeli”. Il nome deriva da Sadoc (anche Sadoq o Zadoq), sommo sacerdote al tempo di Salomone. La fede nella resurrezione è il fondamento della kergima, indica la proclamazione della buona novella del Regno di Dio. San Paolo è fermo nella proclamazione della fede e disse: “Certa è questa parola: “Se moriamo con lui, vivremo anche con lui” (2 Timoteo 2,11) “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione (kérigma) ed è vana anche la vostra fede. (1 Cor 15,14), “Dio ha creato l'uomo per l'immortalità” ( Sap 2,23).  
Nel partito dell'alto sacerdozio giudaico non si è ancora accettata la fede nella resurrezione che si era imposta già da due o tre secoli: “molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna.”(Dn 12,2-3). Al dibattito teologico dei saduccei che citano la sacra scrittura: “Quando alcuni fratelli vivono insieme e uno muore senza aver lasciato figli, la vedova non deve sposare un uomo estraneo alla famiglia. Uno dei fratelli ha l'obbligo di prenderla in moglie” (Dt 25, 5-6). Rispondendo alla domanda dei Sadducei sulla resurrezione, Gesù fa riferimento al libro dell` Esodo: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”.(Es 3,6) E Gesù aggiunse “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”.                                                     Gesù nel ridonare la vita alla figlia di Giairo, il figlio della vedova di Nain e Lazzaro, afferma “io sono la resurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà.” (Gv 11,25) Nella resurrezione di Gesù è la gioia e la fede della resurrezione cristiana. Nel mondo secolarizzato anche il cristiano, occorre il rischio di pensare nei termini materiali. Tutti i corpi risorgeranno nell'ultimo giorno con i propri corpi. Questa è la fede che noi professiamo nel credo: io credo …nella risurrezione della carne.

domenica 3 novembre 2013

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Il figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

Dal vangelo secondo Luca  Santi di oggi

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Parola del Signore

Omelia

Domenica scorsa abbiamo incontrato la figura del pubblicano, quel signore, un peccatore pentito del vangelo di Luca che pregò nel tempio. La liturgia oggi ci fa vedere che Dio ha compassione di tutti, chiude gli occhi sui peccati di tutti gli uomini aspettando il loro pentimento. Il libro della Sapienza ci introduce oggi alla misericordia infinita di Dio verso l'uomo. Di questa misericordia di Dio Gesù è la manifestazione più alta, come dimostra l'episodio del vangelo di oggi che racconta la conversione del pubblicano Zaccheo.
Nella vita pubblica di Gesù e nella storia di salvezza, Gerico è una città importante,  qui Zaccheo svolgeva suo lavoro di capo dei pubblicani (capo delle esattori delle tasse). Nel libro di Giosuè 6, 16-27 che racconta la conquista di Gerico, due uomini mandati a spiare il paese erano ospitati e aiutati da una prostituta di questa città. La parabola del buon samaritano era ambientata lungo la strada che scende da Gerusalemme a Gerico (Lc 10,25-37). La guarigione del cieco Bartimeo ha avuto luogo a Gerico (Lc 18, 35-43). A Gerico Gesù ha guarito due ciechi (Mt 20,29-37)
Un'occhiata alla persona di Zaccheo: Il nome Zaccheo significa Puro. Era un pubblicano, meglio dire il principale degli esattori delle tasse, che nel tempo di Gesù era considerato nemico degli ebrei perché è dipendente di Roma e collaboratore stretto di Roma, una dominazione straniera a cui nome raccoglie le tasse. Zaccheo era visto come un traditore politico e religioso. Aveva una ricchezza disonesta, frodava le persone. I pubblicani, insieme ai prostitute, erano disprezzati. Per gli ebrei un pubblicano non aveva nessuna possibilità di salvarsi.
Eppure Gesù lo disse “oggi per questa casa è venuta la salvezza”. Dio che ci ha creati senza la nostra collaborazione non ci può salvare senza di essa. La salvezza dell'uomo avviene ad un prezzo che è l'amore di Dio e lo sforzo umano, e l'uomo per salvarsi deve aprirsi all'amore di Dio. Aprirsi vuol dire impegnarsi per la propria salvezza. Zaccheo sentito che passava Gesù non era rimasto passivo, si è messo in viaggio verso Gesù e salì su un albero per potere vedere Gesù perche era un uomo basso . “Sforzatevi di entrare per la porta stretta,” (Lc 13) diceva Gesù. Tanti sono gli esempi evangelici degli sforzi umani che hanno portato alla salvezza:

  • Bartimeo il cieco mendicante saputo che “Passa Gesù, il Nazareno!... gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! .Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte:Figlio di Davide, abbi pietà di me!(Lc 18,37-39) E Gesù gli ridona la vista e lo disse “La tua fede ti ha salvato”.
  • La donna con il flusso di sangue, prima di incontrare e toccare Gesù pensava tra se e se: “Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva!” (Mc 5,25-34) Gesù la guarì e le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata, và in pace e sii guarita dal tuo male”.
  • Zaccheo oggi si sforzò e salì sull'albero per la vista di Gesù.

In tutti questi casi, visti i personaggi sopra, hanno fatto gli sforzi e hanno avuto gli ostacoli che li impediva a incontrare Gesù. Ognuno di loro è stato in qualche maniera ostacolato dalla folla. La folla condizione che ci può allontanare oppure avvicinare a Gesù. E noi ci lasciamo vincere dalla folla che possono essere amici, familiari e altri che ci bloccano nel cammino di salvezza o come Zaccheo ci impegniamo a trovare altre strade per arrivare a Gesù?

Poco prima di questo viaggio Gesù ha dichiarato: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!”. (Lc 18,24) Nell’ incontro tra Gesù e Zaccheo forse alcuni discepoli erano delusi sapendo che Zaccheo è probabilmente il più ricco della città e un pubblicano. Zaccheo,  sapendo che la gente lo disprezzava,  aspettava un rimprovero da Gesù come hanno fatto i prefetti contro chi ha la ricchezza disonesta, invece Egli gli disse con amore: “oggi devo fermarmi a casa tua.” Zaccheo festeggia a casa sua l'amore di Dio che ha conosciuto nell’ incontro con Gesù. Come segno di pentimento promette di restituire le cose che non gli spettano e che ha presso. Il suo è un cambiamento radicale che si nota nel suo rapporto con la ricchezza. La legge richiede la donazione del quinto dei propri bene ai poveri e il doppio in caso di furto ma Zaccheo va oltre la prescrizione della legge e “disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto.”




venerdì 1 novembre 2013

FESTA DI TUTTI SANTI


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la ricompensa nei cieli

+ Dal Vangelo secondo Matteo  Santi di oggi

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore

Omelia

In questa celebrazione noi onoriamo la Chiesa di Dio in cielo e invochiamo le loro intercessioni e benedizioni. La prima lettura (apocalisse 7) ci propone la gioiosa e grandiosa visione di una liturgia celeste celebrata da una moltitudine immensa innumerevole, riuniti intorno al trono dell'Agnello immolato per la nostra redenzione. Questi sono i santi che ricordiamo oggi, ed erano in adorazione davanti a Gesù proclamando a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio sul trono e all'Agnello”. Sono uomini, donne e bambini “che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo, e lingua”. In cielo ci saremo tutti i battezzati in Cristo, Italiani, Tedeschi, Nigeriani, Polacchi perché siamo tutti quanti figli del Padre Celeste e fratelli di Gesù Redentore. I santi rivolgono la preghiera giorno e notte a Dio perché formino una famiglia di figli di Dio. In questo incontro pur venendo da diverse lingue e razze, parlano l'unica lingua, quella dell'amore. Questo linguaggio comprensibile a tutti santi s' impara già sulla terra. Questo linguaggio è la misura di fede e la base del giudizio finale: “E se ne andranno (chi non ama), questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”, perché hanno amato i bisognosi. (Mt 25,31-46)
Chi sono i Santi? “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”. Sono i nostri fratelli maggiori che la Chiesa ci presenta come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. I santi sono i beati. Sono Coloro che hanno accolto il vangelo di Cristo e ora godono la visione beatifica. Sono i più grandi amici di Dio, che la Chiesa celebra la fede dei Santi oggi ci ricorda anche che esiste l'inferno. L'inferno è la pena di avere perso la santità e il dolore di non vedere mai Dio.
Si nasce santo o si diventa santo? Si diventa santo seguendo le orme di Cristo. Si diventa santo sforzandoci ogni giorno di vivere da cristiano. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno” (Lc 13,22-30) . La porta stretta è la metafora di un cammino di vita cristiana fatto con serietà. Molti... non ci riusciranno, diceva Chiara Lubich.
Il vangelo ci fa vedere bene gli sforzi che hanno fatto i cristiani che ci ricordiamo oggi per diventare santi. Ciascuno di loro ha attraversato momenti difficili, hanno portato ognuno di loro la croce senza vacillare nella fede, speranza e carità. I Santi mentre in terra come noi erano “poveri in spirito”, hanno “pianto”, erano “miti”, avevano “fame e sete della giustizia”, erano “misericordiosi” e “puri di cuore”, “operatori di pace”, erano “perseguitati per la giustizia”, insultati, perseguitati, sparlati. Gente normale, con le loro debolezze e fragilità come noi ma i Santi hanno saputo lavare “le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”.
La veste della prima lettura richiama alla mente la veste bianca del battesimo. Simbolo della purezza cristiana. Nel rito del battesimo il celebrante dice, aiutato dai tuoi cari, portala senza macchia. I santi Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello: Ma come? Attraverso i sacramenti della penitenza e dell'eucaristia. Il sangue di Gesù è “il sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”.(Mt 26,26-28)
La Santa Chiesa oggi ci propone i santi come modelli di vita. E proclama il mistero pasquale realizzato nei Santi che hanno sofferto con Cristo e che con Lui sono ora glorificati in Cielo. Avere a casa o portare addosso le loro reliquie o immagini ci aiuta a ricordare la fede dei santi e le loro testimonianze. Il ricordo dei Santi ci consola nella tribolazione e ci ricorda che siamo pellegrini sulla terra e la nostra patria e nei cieli. Come loro anche noi se perseveriamo vedremo a faccia a faccia come Egli E`.



Padre Ethel ethelnwachukwu@yahoo.com

Domani 2 Novembre ore 15.00 al cimitero ci sarà una messa per la Commemorazione dei Defunti